Tra impresa e università

Immagine23 A cura di Michela Maggi, avvocato – PhD in Intellectual Property Law  

Spesso e anzi quasi sempre è l’industria che si rivolge di volta in volta ai singoli docenti, in ragione della loro fama, del loro curriculum scientifico, della loro capacità di realizzare e di incontrare i bisogni dell’impresa. Ci sono però alcune strutture che possono fare da collegamento fra i docenti e l’impresa, magari supportando l’individuazione del docente più idoneo a svolgere una determinata ricerca o a raggiungere un certo risultato e negoziando i relativi accordi. Alcuni di questi enti possono poi essere di concreto supporto per ottenere finanziamenti, partecipando a bandi pubblici, il che non è da sottovalutare se si considera la quantità di burocrazia e di adempimenti che a volte ostruisce la partecipazione a questi bandi pubblici e scoraggia le imprese. Uno di questi enti e forse quello più rappresentativo nel panorama italiano è la Fondazione del Politecnico di Milano, ente strumentale questa università e che, tra l’altro gestisce PoliHub l’incubatore del Politecnico trasformatosi di recente in distretto tecnologico. Il suo direttore, l’ing. Eugenio Gatti, ci spiega come funziona. Quando è nata e come funziona la Fondazione Politecnico di Milano? La Fondazione è nata nel 2003 come interlocutore credibile ed efficace per i dipartimenti del Politecnico, le imprese e la pubblica amministrazione, individuando le opportunità di sostegno all’innovazione nazionali e regionali, costruendo reti di relazioni, partecipando a bandi e gare. Fra i soci fondatori vi sono amministrazioni pubbliche, tra gli altri il Comune di Milano e la Regione Lombardia, multinazionali come Pirelli e Siemens ed Eni, ma anche diverse piccole e medie imprese.

In quale funzione è particolarmente efficace il ruolo della Fondazione rispetto alla possibilità del singolo docente di rivolgersi all’industria e viceversa?

Il ruolo della Fondazione è molto utile nel mettere a contatto le imprese ed i singoli docenti del Politecnico, soprattutto se si considera che molto spesso si parte da una reciproca diffidenza delle parti, che può portare a non sfruttare interessanti opportunità di collaborazione. Noi siamo in grado di supportare l’azienda nell’individuazione dei gruppi di ricerca più coerenti con le loro esigenze in base ai curricula scientifi ci ed alle loro esperienze pregresse sviluppate in un determinato ambito di ricerca industriale. Bisogna poi anche considerare il ruolo della Fondazione nell’ottenere fi nanziamenti pubblici supportando le imprese a partecipare ai vari bandi. Come scegliete il ricercatore giusto, avete un database? No. Scegliamo le persone attraverso indagini basate sulla nostra esperienza di profondi conoscitori dei singoli profi li e cercando di comprendere al meglio le esigenze dell’industria, nonché tenendo traccia delle precedenti esperienze dei singoli nei vari settori. Possiamo creare anche dei team interdisciplinari.

Riuscite spesso ad ottenere i finanziamenti sperati?

Una volta individuato un progetto di spessore lo supportiamo presentandolo rispetto alla misura di agevolazione pubblica più coerente (regionale, nazionale, europea) arrivando ad ottenere finanziamenti anche oltre il 50% del contenuto a fondo perduto dell’importo dell’intero progetto. Uno dei problemi principali in questo ambito è quello relativo Il alla tempistica delle agevolazioni pubbliche nel contesto nazionale. Spesso un progetto di ricerca nasce e fi nisce nel giro di tre anni, mentre i fi nanziamenti arrivano anni dopo e dopo che si sono anticipate anche tutte le spese. Anche gli adempimenti burocratici rendono le cose un po’ lente. Tenga però conto che in un contesto di crisi la nostra percentuale di successo nei bandi europei, quelli a più alta competizione, è passata dal 18% del triennio precedente al 28% di questo biennio, possiamo quindi ritenerci soddisfatti.

Ha qualche idea su come si potrebbe fare per ovviare a questo problema?

A mio avviso, si dovrebbero concedere alle imprese che investono nella ricerca degli incentivi attraverso meccanismi automatici, come crediti di imposta, così che l’impresa possa avere da subito i benefici dell’investimento. Certo le imprese che vogliono fare ricerca ad alto livello devono entrare nell’ottica che è necessario investire e che vale la pena di farlo, anche se il risultato non è immediato. Alcune volte ci capita che alcune aziende si presentino in Fondazione pensando che l’Università lavori gratis, di fronte a queste situazioni rimaniamo piuttosto stupiti, considerando che il Politecnico è la principale università tecnologica capace di attrarre contratti di ricerca dal settore industriale privato.

Come ottengono la remunerazione dei progetti i ricercatori?

Alcune volte ci capita che alcune aziende si presentino in Fondazione pensando che l’Università lavori gratis, di fronte a queste situazioni rimaniamo piuttosto stupiti, considerando che il Politecnico è la principale università tecnologica italiana, capace di attrarre contratti di ricerca dal settore industriale privato, in una logica di collaborazione reciproca che porti le aziende a sviluppare prodotti e servizi innovativi. Quali sono i settori nei quali c’è più domanda da parte delle imprese? Noi lavoriamo molto con il settore manifatturiero, automotive, meccanico, energetico e dell’ICT. Del resto possiamo contare su ricercatori che provengono da tre aree principali e complementari come: ingegneria, architettura e design industriale.

Quali sono i progetti di maggior successo degli ultimi anni che avete contribuito a creare?

Per citare solo alcuni esempi c’è il progetto europeo “Babylux” di cui il Politecnico è ca- pofila, ma ci sono anche altri nove partner europei coinvolti nell’iniziativa. Il progetto è nato per tenere sotto controllo con un alto livello di precisione lo stato clinico cerebrale dei bambini nati prematuri e vede coinvolti, oltre al Politecnico di Milano, l’ICFO- Institute of Photonic Sciences, il Fraunhofer Institute for Production Technology IPT Hemophotonics SL, il PicoQuant GmbH, il Competitive Network SL, il Region Hovedstaden e la Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico Milano. Si tratta di un progetto finanziato al 50% dall’ Europa e che consiste nell’applicazione di un’innovativa tecnica che rileva e permette di monitorare in modo non invasivo e con esattezza lo stato di ossigenazione del cervello dei piccoli venuti alla luce prematuramente. Una volta realizzato e sperimentato, questo strumento consentirà ai neonatologi di avere un quadro il più possibile veritiero della situazione cerebrale e di intervenire quindi prontamente in caso di sofferenza dei neonati, così da evitare serie complicazioni cliniche nel bambino, come disabilità cognitive e fisiche permanenti. C’ è poi il progetto S.T.I.M.A., acronimo di Strutture Ibride per la Meccanica e l’Aerospazio. Si tratta di un progetto durato 30 mesi, finanziato dalla Regione Lombardia, attraverso il “Fondo per la promozione di accordi istituzionali” e Coordinato dal Dipartimento di Meccanica, attraverso il quale abbiamo presentato il lavoro interdisciplinare di tre gruppi di ricerca del Politecnico di Milano negli ambiti della Chimica, dei Materiali e dell’Ingegneria Chimica, delle Scienze Tecnologie Aerospaziali e della Meccanica per lo sviluppo di materiali multifunzionali e di strutture ibride.

Come Fondazione Politecnico vi occupate anche di supportare i progetti meritevoli ed aiutare le start-up. Qual è il vostro ruolo in questo caso?

Fondazione gestisce PoliHub, l’incubatore tecnologico del Politecnico. Anche qui cerchiamo di individuare progetti meritevoli e di supportarli nel loro sviluppo. La selezione avviene attraverso equipe di mentors interni che vagliano la fattibilità o meno di un certo progetto. Anche in questo caso, aiutiamo le imprese meritevoli ad ottenere finanziamenti e a sbrigare le pratiche burocratiche.