Metalmeccanica: a Brescia segnali di rallentamento dell’attività produttiva

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Metalmeccanica: l’indagine trimestrale condotta dal Centro Studi di Confindustria Brescia rileva sgnali di rallentamento dell’attività produttiva.

A evidenziarlo è la più recente edizione dell’indagine trimestrale condotta dal Centro Studi di Confindustria Brescia su un panel di aziende associate. L’andamento è imputabile non solo alla consueta chiusura della maggior parte degli stabilimenti nei mesi estivi, ma anche all’inasprimento delle condizioni operative, legate al “caro energia” e all’indebolimento del contesto macroeconomico generale.

In particolare, le aziende hanno lamentato una serie di restrizioni che, di fatto, vanno a frenare la produzione: per le realtà della meccanica, la scarsità di materie prime e semilavorati continua a essere il principale elemento in tale senso (indicata dal 30% delle imprese), mentre, nell’ambito della metallurgia, la domanda insufficiente (27%) e le quotazioni record degli input energetici (27%) rappresentano i più rilevanti fattori di criticità.

Il rallentamento della metalmeccanica a Brescia e le capacità di reagire

“Se è vero che il Made in Brescia ha avuto un evidente rallentamento negli ultimi mesi, è altrettanto vero che le imprese della nostra provincia hanno mostrato ancora una volta la loro capacità di reagire alle difficoltà – commenta Gabriella Pasotti, Presidente del settore Meccanica e Meccatronica di Confindustria Brescia –. Per capirlo è sufficiente sottolineare come i dati della Meccanica tra luglio e settembre restino positivi e come l’export, pur influenzato dai rialzi delle materie prime, continui a stabilire nuovi record. Un risultato possibile grazie alla capacità delle nostre imprese di essere aperte ai mercati esteri, ma anche di modificar in modo rapido e i propri obiettivi e le proprie strategie a seconda degli eventi esterni che le influenzano.”

“Il 3° trimestre 2022 non può essere valutato esclusivamente sulla base dell’incremento di fatturato delle società metallurgiche, su cui incide l’alta volatilità delle materie prime. In realtà quella che oggi va guardata con attenzione è la prospettiva futura, fortemente influenzata dalle preoccupazioni macroeconomiche date dalla guerra, dagli altri costi energetici e dall’aumento dei tassi di interesse – aggiunge Giovanni Marinoni Martin, Presidente del settore Metallurgia, Siderurgia e Minerari di Confindustria Brescia –. Questi fattori hanno un triplice effetto negativo: gli alti costi energetici diminuiscono la capacità di spesa in beni e servizi dei consumatori europei rallentando il mercato e peggiorando le marginalità delle aziende; ad esso segue l’aumento delle preoccupazioni di consumatori e imprenditori per l’instabilità politica, e infine il rialzo dei tassi che porta ad una crescita dei costi per aziende e privati, ma soprattutto ad un aumento dei costi, che funge da disincentivo per nuovi investimenti fatti a debito. Tutto ciò getta un’ombra fosca sul prossimo futuro: le attuali manovre dei governi a sostegno delle aziende e dei privati stanno riducendo i costi energetici per le imprese, ma il dubbio è sulla capacità di tenuta di queste manovre nel tempo.”

Le preoccupazioni degli operatori della metalmeccanica

In tale contesto, vanno ricordate le preoccupazioni degli operatori metalmeccanici nei riguardi della bolletta energetica che il settore è chiamato a pagare quest’anno: come evidenziato nel corso dei lavori della 39° edizione dell’Osservatorio Congiunturale “Scenari & Tendenze”, con riferimento alla sola energia elettrica, l’industria metalmeccanica bresciana verserà una cifra stimata di 1.893 milioni di euro (1.361 da parte della metallurgia e 532 dalla meccanica), con un incremento del 125% sul 2021 (842 milioni) e del 439% sul 2019 (351 milioni).

Va poi segnalato come l’attuale fase ciclica, caratterizzata da una rarefazione della domanda, stia provocando una flessione delle quotazioni dei metalli industriali maggiormente utilizzati dalle realtà bresciane: a titolo d’esempio, l’indice LMEX, che racchiude in un solo valore le quotazioni dei principali metalli non ferrosi scambiati alla borsa di Londra (alluminio, nichel, piombo, rame, stagno e zinco) ha sperimentato una flessione del 24% dai massimi storici rilevati la scorsa primavera. Allo stesso tempo va ricordato come le quotazioni attuali siano ancora particolarmente elevate (+35%) nel confronto con la media del biennio 2018-2019, preso a riferimento come la “normalità pre-Covid”. Considerazioni nel complesso analoghe riguardano il rottame ferroso, utilizzato nelle produzioni siderurgiche a forno elettrico, i cui attuali prezzi risultano in contrazione del 41% dai massimi assoluti raggiunti a marzo, pur segnando ancora un +37% nei confronti del valore medio rilevato negli anni 2018-2019. Tutto ciò favorisce il recupero della marginalità industriale, messa a dura prova dai livelli esasperati raggiunti dagli input energetici.

Ricorso alla cassa integrazione contenuto

Nonostante il rallentamento di questi ultimi mesi e il “caro-energia”, il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni rimane nel complesso contenuto. Le ore autorizzate nei primi dieci mesi del 2022 sono infatti diminuite del 59% rispetto allo stesso periodo del 2021, passando da 17,9 a 7,3 milioni. In particolare, la componente ordinaria è calata del 64% (da 11,9 a 4,2 milioni di ore), mentre quella straordinaria ha subito una flessione del 48% (da 6,1 a 3,1 milioni di ore). Tuttavia, il confronto con il 2019 mostra una crescita dell’87% (sintesi di un +165% della CIGO e di un +33% della CIGS) e aumentano le aspettative per un’accelerazione delle domande di CIG per i prossimi mesi, sulla scia dell’accelerazione delle richieste pervenute nei mesi di settembre e ottobre di quest’anno (2,3 milioni di ore delle 7,3 complessive nel 2022). Sulla base delle ore effettivamente utilizzate è possibile stimare che le unità di lavoro annue (ULA) potenzialmente coinvolte dalla CIG siano circa 1.400, contro le oltre 15 mila del 2020 e le mille del 2019.

Dal punto di vista della struttura produttiva, Brescia è la seconda provincia italiana per rilevanza dell’industria metalmeccanica (dopo Torino). Con quasi 105 mila addetti attivi, è leader nazionale per quanto riguarda la metallurgia (17 mila addetti) e i prodotti in metallo (39 mila addetti), è al secondo posto nei macchinari e apparecchiature (31 mila addetti) e in sesta posizione relativamente ai mezzi di trasporto (poco meno di 9 mila addetti).