L’aumento di produttività nell’automotive

automIl settore automobilistico rappresenta circa l’1,6% del PIL globale e lo 0,8% dell’occupazione a livello mondiale, anche se tale percentuale di occupazione può arrivare anche al 10% in grandi paesi produttori come la Germania, il Giappone, il Messico e la Svezia. Esso rappresenta anche circa il 10% del valore aggiunto di produzione globale. I produttori di apparecchiature originali (i cosiddetti OEM) rappresentano circa il 40% del valore aggiunto dell’industria, anche se impiegano una quota minoritaria di posti di lavoro, mentre i fornitori di componenti e di parti rappresentano la maggior parte del settore.

Tra gli OEM (in genere grandi multinazionali), gli impianti i hanno tecnologie e pratiche di gestione simili in tutte le regioni in cui operano, da cui ne consegue che le differenze di produttività tra i paesi derivano solamente dalle differenze nel mix di aziende fornitrici di componentistica, dalla loro utilizzazione e dalle loro dimensioni e capacità.

Le potenzialità del comparto automotive in Cina

Sulla base di una valutazione delle operazioni degli OEM, il McKinsey Global Institute (MGI) stima che ci siano opportunità per migliorare la produttività dell’industria automobilistica del 90% entro il 2025. L’opportunità varia da regione a regione, con le possibilità maggiori in Cina, il cui settore automotive oggi rappresenta circa il 36% dell’intera occupazione del settore a livello mondiale. Nonostante rappresenti una larga fetta del mercato globale, l’industria automobilistica cinese ha una produttività media che è il 67% inferiore alla media delle economie sviluppate. Ciò riflette la natura frammentaria del settore auto in Cina, dove circa 170 OEM locali operano spesso in impianti sottodimensionati ed utilizzati a bassa capacità. Il consolidamento di questa frammentazione, un processo che ha ridotto drasticamente il numero di produttori di auto in Europa occidentale e negli Stati Uniti negli ultimi 50 anni, aumenterebbe significativamente la portata delle operazioni di montaggio ed i rispettivi fornitori di parti e componentistica.

Il settore automobilistico indiano

Un’altra opportunità è quella di aumentare la produttività del settore automobilistico indiano per portarla più vicino a quella dei leader di mercato. Al pari della Cina, ci sono grandi differenze di produttività tra gli impianti di produzione di auto in India. Complessivamente, la produttività del settore automobilistico indiano è notevolmente in ritardo rispetto alla media globale ed è inferiore anche alla produttività del settore auto cinese. Questo, malgrado i notevoli miglioramenti in termini di produttività realizzati da HM e Maruti Suzuki dopo che il settore è stato aperto agli investimenti diretti esteri nel 1993. Ciò nonostante, sette anni dopo – nel 2000 – i produttori di automobili nazionali operavano soltanto al 5% della produttività degli USA, mentre le società di investimenti diretti esteri operavano al 38% del livello di produttività degli USA. Le ragioni di questo persistente ritardo di produttività in India possono ricondursi alle pesanti tariffe di importazione, che hanno spinto alcuni produttori “premium” a stabilire impianti di produzione in loco, piuttosto che importare le auto prodotte all’estero, anche quando la produzione rimane al di sotto del livello di efficienza. Un altro fattore di ritardo è il basso grado di automazione, in quanto i produttori hanno scelto metodi di produzione che prevedono una più alta intensità di lavoro, in un ambiente a basso salario, in luogo di più costosi investimenti in più efficienti e moderni sistemi di lavorazione.

Migliorare la progettazione per aumentare la produttività del comparto

Una terza possibilità di aumento del PIL globale dell’automotive è di continuare a migliorare la progettazione, le prestazioni e le operazioni negli USA, in Europa e nelle altre economie sviluppate. Ci sono opportunità di continuare a aumentare l’efficienza dei carburanti, le prestazioni e la qualità delle vetture, nonché di migliorare l’efficienza operativa durante tutto il processo di progettazione, approvvigionamento e la produzione di veicoli. In Europa, dove si prevede che la domanda di veicoli rimanga relativamente piatta, un’ulteriore opportunità è di continuare gli sforzi per ristrutturare la capacità produttiva, che oggi supera la domanda. Al di là di eliminare i divari di performance operativa, ci sono anche altre leve per stimolare la produttività del settore, sfruttando le nuove tecnologie. È il caso ad esempio dei veicoli a maggiore valore aggiunto, come quelli elettrici, quelli ibridi e quelli dotati di infotainment, che, man mano che prenderanno piede, saranno chiamati a dare un notevole impulso alla produttività delle case automobilistiche nelle economie sviluppate e in via di sviluppo. L’utilizzo di Big Data sta avendo poi un impatto molto significativo in tutta la catena del valore, dalla progettazione del prodotto, alla produzione. Sfruttando le potenzialità offerte dai Big Data, un certo numero di OEM ha tagliato i tempi di sviluppo di nuovi modelli dal 30 al 50%. Toyota dichiara di aver eliminato l’80% dei difetti prima di costruire il primo prototipo fisico tramite i Big Data. Utilizzando i dati in tempo reale, le aziende possono anche gestire la pianificazione della domanda attraverso imprese estese e catene di approvvigionamento globali, riducendo i difetti e lavorazioni aggiuntive negli impianti di produzione.

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