NuovamacutLive021. Digital Edition. Seconda giornata

5 novembre 2020

Dati ed esperienze sono i protagonisti della seconda giornata del NuovamacutLive021 che si inaugura con l’incontro Le imprese italiane e la digitalizzazione: a che punto siamo? Le azioni e i risultati di chi ha scelto di innovare”. Numeri alla mano si farà il punto sull’impatto delle nuove tecnologie nella crescita delle aziende, a cominciare da casi di successo come Toyota, Everex e ACMA del Gruppo COESIA.

Ai dati ci pensa Lorenzo Veronesi, Research Manager IDC Manufacturing Insights EMEA, che presenta i risultati della ricerca condotta su un campione di 800 aziende del comparto manifatturiero. L’indagine ha l’obiettivo di conoscere il livello di trasformazione digitale e il rapporto tra digitalizzazione e migliori performance, risposta alla crisi, ripresa della crescita e prospettive per il futuro. IDC è la prima società mondiale di market intelligence, servizi di advisory ed eventi nell’ambito digitale e ICT. Ogni anno conduce oltre 300.000 interviste e pubblica 5.000 report di ricerca.

Intervistati da Anna Marino – giornalista, conduttrice e autrice a Radio 24 –  Lorenzo Balli, CEO Everex, Patrick Malservisi, TOYOTA Material Handling Europe Supply IS/IT Director e Federico Testarella, CEO ACMA del Gruppo COESIA, affrontano il tema partendo dalle difficoltà incontrate durante i lunghi e complessi mesi del lockdown, offrendo così una testimonianza significativa della capacità di risposta che le rispettive aziende hanno saputo dare, anche grazie al supporto delle soluzioni offerte da TS Nuovamacut.

Il tessuto manifatturiero italiano vive oggi una situazione particolarmente complessa: si tratta di una crisi economica e sanitaria dove shock di domanda e di offerta rischiano di avere effetti sulla tenuta di una parte significativa della nostra capacità produttiva. Quanto la crisi accelererà i processi di innovazione, già avviati con la transizione verso il 4.0? E le aziende italiane quanto sono disposte a dare continuità al ciclo di investimenti nei processi di innovazione tecnologica di medio e lungo periodo, soprattutto tenendo conto che il maggior ricorso all’automazione nella gestione degli stabilimenti produttivi e della logistica, così come l’incremento delle attività realizzabili in remoto, necessiteranno di una spinta decisa verso la digitalizzazione?

A queste domande si è cercata una risposta attraverso la lettura dei dati della ricerca IDC che TS Nuovamacut ha reso disponibili in occasione del suo Live021.

Se da una parte molte imprese si sono trovate a fare i conti con una prospettiva di forte calo di fatturato perché impedite durante il lockdown a produrre e costrette ad affrontare una marcata instabilità della domanda, dall’altra le stesse imprese si sono mostrate molto attive sul piano degli investimenti in innovazione per riuscire a trasformare la difficoltà in un possibile vantaggio competitivo.

Sulla base di 12 survey condotte a maggio 2020 da IDC, le imprese intervistate hanno dichiarato che la pandemia COVID-19 ha modificato in maniera permanente alcune aree del loro lavoro: il 39% sostiene che i modelli operativi dovranno essere abilitati digitalmente per tenere conto di una maggiore automazione, il 31% modificherà il modello di coinvolgimento dei clienti (inclusi commercio e supporto) che sarà ampliato su piattaforme digitali e il 54% afferma che il lavoro da casa verrà aggiunto, o ampliato, alla politica aziendale.

La digitalizzazione non è solo l’implementazione della tecnologia, ma un processo molto più complesso che prevede l’integrazione di tante dimensioni aziendali: dalla leadership strategica al modo in cui le persone operano e, naturalmente, al modo in cui le informazioni vengono gestite all’interno dell’intera organizzazione.

È proprio Veronesi che spiega:le aziende che avevano un processo di fabbrica maggiormente sviluppato hanno subito meno l’impatto della crisi, perché si sono organizzate in modo più rapido. I loro investimenti sono andati nella direzione di integrare la fabbrica con la supply – chain. Quando tutti vanno male, si può cercare di essere un po’ più bravi degli altri, guadagnando quote di mercato che si liberano”. E sono proprio i dati che lo evidenziano: il 70% dei produttori prevede di adattare la propria roadmap tecnologica per rispondere in modo adeguato alla diffusione della pandemia da Covid-19.  Il 47% di questi investirà in tecnologie per colmare il gap della loro trasformazione digitale, mentre il 23%intende investire in tecnologia per conquistare nuove quote di mercato, il 16% per mitigare l’impatto della recessione e l’8% per riuscire ad introdurre nuovi modelli di business dirompenti.

Solo il 6% non ritiene di investire in innovazione tecnologica.

In effetti è sempre Veronesi, con la lettura dei dati, a mostrare come maggiori risorse impiegate in trasformazione digitale abbiano prodotto un costante aumento del tasso di crescita in tutte le aziende capaci di investire in termini di digitalizzazione: dal 2013 al 2019 il tasso di crescita del fatturato si attesta al 3,7% per le aziende a forte impatto digital, mentre si ferma allo 0,6% per le no digital. Va da sé che la parte del leone la fanno le aziende il cui incremento digitale è da più tempo consolidato.

Ma ciò che più conta, e che premierà di più nel lungo periodo, sempre secondo quanto rivelano i dati della ricerca IDC,  è che la decisione di cambiare, e quindi di innovare, non sia legata esclusivamente a ragioni di tipo contingente, ossia in risposta alla pandemia e alla conseguente recessione, ma sia espressione della volontà di acquisire una prospettiva di lungo respiro che consenta alle aziende di ottenere migliori risultati sul piano della sostenibilità, di una maggiore visibilità sul mercato, di più efficienti processi di service e supporto ai clienti. I dati rivelano che non solo è già in atto una forte tendenza delle aziende a investire in innovazione digitale, ma cresce il numero delle realtà disposte ad assumersi anche dei rischi nell’eventualità che alcuni prodotti possano non funzionare.

È infatti molto significativo, e rivelatore di una nuova tendenza in atto, che circa il 20% del campione delle aziende si dichiari interessato ad un ciclo di investimenti nell’innovazione molto aggressivo, pur non avendo la certezza del risultato. Più numerose, circa il 30%, le aziende propense ad innovare assumendosi un rischio più calcolato, mentre sono quasi il 50% le aziende disposte a cercare soluzioni, non necessariamente innovative, ma già comprovate. Solo il 10% circa dichiara di voler mantenere il livello raggiunto in innovazione tecnologica e di ricorrere all’implementazione in caso di necessità.

Il racconto di casi di successo è stato affidato a tre importanti aziende: TOYOTA, EVEREX e ACMA del Gruppo COESIA che si avvalgono del supporto di TS Nuovamacut per l’implementazione dell’innovazione tecnologica, come ad esempio la Digital Twin, la configurazione di prodotto, la gestione e semplificazione dei dati e infine la stampa 3D per la produzione industriale.

È proprio da ciò che emerge dall’analisi della loro “cassetta per gli attrezzi” che si comprende non solo quanto sia stata fondamentale, durante il lockdown, la loro dotazione in termini tecnologici per far fronte alla crisi, ma quanto siano stati importanti i loro precedenti investimenti in innovazione. Dalla loro testimonianza appare del tutto evidente la volontà di continuare ad investire nei processi di digitalizzazione, riconosciuta come la vera chiave interpretativa per riuscire ad essere competitivi e affrontare le sfide del futuro.

Lorenzo Balli, CEO Everex, Patrick Malservisi, TOYOTA Material Handling Europe Supply IS/IT Director e Federico Testarella, CEO ACMA del Gruppo COESIA hanno condiviso il principio secondo il quale l’implementazione tecnologica deve avvenire nel rispetto della sostenibilità. Ciò è possibile grazie al fatto che la digitalizzazione non si sostituisce alle persone, ma migliora i processi produttivi e incentiva le aziende nella ricerca di nuovi talenti, capaci di comprendere sempre meglio le aspettative dei clienti.

Ed è proprio ciò che è accaduto in Everex, azienda che si occupa della costruzione e sviluppo di apparecchiature per Analisi Diagnostiche in vitro e distributori automatici che, grazie all’acquisizione della prima stampante 3D HP, proposta da TS Nuovamacut già nel 2017, non solo ha ottimizzato lo sviluppo di prototipi, ma è riuscita a creare prodotti pronti per il mercato. Una scelta che si è dimostrata vincente nei mesi del lockdown che ha consentito di ridurre tempi, sprechi lungo tutta la filiera produttiva. Una rivoluzione che ha portato ad un aumento dell’organico e a creare nuove opportunità di business con la previsione di chiusura del 2020 con un fatturato stimato a +20/25% rispetto al 2019.

Medesime le considerazioni di TOYOTA che è stata in grado di ottimizzare i processi di produzione sfruttando una complessa architettura PLM (Product Lifecycle Management) distribuita e sincronizzata tra i vari stabilimenti. Tra gli obiettivi a breve termine dell’azienda quello di affidarsi alla potenza di software in grado di ridefinire i dati di progettazione in 3D esistenti per aggiornare più rapidamente la documentazione così da migliorare il time-to-market e ridurre al minimo i costi associati alle rielaborazioni in caso di modifica del progetto. Un percorso di innovazione che sarà attuato per fornire ai clienti, partner e parti coinvolte comunicazioni sui prodotti facilmente comprensibili, cambiando in modo significativo la capacità di acquisire e assimilare informazioni complesse.  

E così COESIA che dedica all’innovazione il 9% del proprio fatturato con un team globale di ricerca e sviluppo di 1.600 persone. L’azienda riferisce dell’esperienza legata all’applicazione del Digital Twin che consente, in fase di progettazione, di eseguire test continui senza intervenire sul prodotto reale e di seguirne a distanza tutto il ciclo di vita risparmiando tempo, energia e risorse. Per soddisfare la grande quantità di richieste di customizzazione dei propri clienti ha adottato, inoltre, un configuratore di prodotto CPQ (Configure Price Quote) che consente di utilizzare i dati in modo diverso rispetto a prima, ovvero di collegare in maniera più stringente e uniforme la fase di offerta con la fase di esecuzione, riducendo i tempi di consegna e gestendo gli eventuali rischi lungo tutto il processo di produzione.

Le conclusioni di Veronesi consegnano un quadro di aziende che hanno compreso la necessità di innovare e di camminare spediti verso la digitalizzazione: un processo che si arricchisce sempre di novità e di nuove opportunità in grado di affrontare il domani e le sue sfide con maggiore possibilità di crescita e sviluppo. La costante digitalizzazione, l’implementazione tecnologica e il sempre più alto livello di innovazione sostengono lo sviluppo delle aziende. Un processo che Veronesi descrive come la paziente costruzione di un giardino che si arricchirà di nuove piante, di sperimentali innesti che potranno produrre una vegetazione rigogliosa: crescita costante e competitività anche nei momenti di maggiore criticità.