Mattei disegna il Lean Product and Process Development con il Politecnico di Milano

Stefano Murgia, direttore tecnico di Mattei.
Mattei disegna il Lean Product and Process Development con il Politecnico di Milano: triplicate le conversioni e lancio di due nuovi prodotti in un anno.

Mattei disegna il Lean Product and Process Development con il Politecnico di Milano: triplicate le conversioni richieste/ordini e lancio di due nuovi prodotti in un solo anno.

Fondata nel 1919, Mattei è una vera e propria multinazionale tascabile, che ad oggi conta 2 sedi produttive in Italia, 6 filiali in 3 continenti, 250 dipendenti.  Il suo punto di forza è una tecnologia proprietaria nella costruzione di compressori – la tecnologia “a palette” – che consente un saving energetico fino al  30-40% a parità di utilizzo rispetto ad equivalenti modelli  “a vite”.  A questa specificità si unisce, da sempre, un forte orientamento ad investire in ricerca e sviluppo  e la scelta di affidarsi, per l’innovazione di processo, ad esperti del Politecnico.

Il progetto di Lean Product and Process Development

È nato così il progetto di Lean Product and Process Development a cui, dal marzo 2019, stanno lavorando Stefano Murgia, direttore tecnico di Mattei, e Monica Rossi, assistant professor al Politecnico di Milano con un master in Management engineering e un dottorato di ricerca in Management Economics and Industrial Engineering.

Mattei - Monica Rossi, assistant professor al Politecnico di Milano
Monica Rossi, assistant professor al Politecnico di Milano.

“Prima dell’avvio del progetto – spiegano Murgia e Rossi – il quadro che emergeva dalla raccolta dei dati indicava come in Mattei una cospicua parte del tempo del personale venisse impiegato nelle risposte al “day by day”, con la conseguente difficoltà a stabilire priorità. Il risultato era una situazione di perenne emergenza, aggravata da un’organizzazione strutturata in “silos”, senza alcun sistema di condivisione e comunicazione, con poca pianificazione e con alti costi di gestione: Mattei era affetta da quella che viene chiamata “infinite capacity”, cioè l’illusione di poter far fronte a infinite richieste, che si traduceva, in realtà, in una sorta di frustrazione sia per gli operatori che per i clienti”.

Occorreva un cambio di organizzazione e di passo, a cominciare dal processo di ingegnerizzazione del prodotto, che doveva partire dalle richieste del cliente. “Abbiamo introdotto processi guidati e la prioritizzazione delle attività, costituito team interfunzionali con diverse competenze. Un ruolo centrale in questa riorganizzazione è assegnato al project manager, che coordina le risorse necessarie messe a disposizione dai vari dipartimenti aziendali, realizza il progetto, ne segue lo sviluppo, garantendo la qualità del percorso e dei risultati, nel rispetto dei costi e delle tempistiche di attuazione”.

Non si è trattato semplicemente di rivedere l’organizzazione, ma di suggerire un radicale cambio di approccio: dalla cultura dei “silos” ad una cultura della condivisione delle informazioni, dalla gerarchia alla circolarità del team working, all’interno di processi guidati con precise priorità. Non un processo calato dall’alto; ma un intervento “tailor-made”, dove i risultati sono misurati sul campo e dove il coinvolgimento delle risorse umane è centrale per il successo del percorso.

E, a due anni di distanza, il primo bilancio è davvero positivo: nel biennio 2018/2019, per la presentazione al mercato di una nuova tecnologia erano necessari tempi superiori all’anno, nel 2021 si è creato un intero piano progetti e sono stati presentati 2 nuovi prodotti: RVXi e RVD per il mercato americano. Nel 2019 per rispondere alla richiesta di un cliente erano necessarie diverse settimane, nel 2021 pochi giorni lavorativi. La conversione delle richieste in ordine si è triplicata, una “redemption” davvero significativa, e infine il tempo dedicato a risolvere gli imprevisti quotidiani è diminuito notevolmente, liberando risorse per la progettazione e l’innovazione.

 

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