Il propulsore dell’economia

MU_2014_001_PROPULSORE1Le fluttuazioni economiche e le stagnazioni, i Paesi di recente emersione e quelli emergenti, i diversi ritmi demografi ci, hanno impresso al mondo accelerazioni e rallentamenti a volte imprevedibili.

di Michele Rossi

Le realtà che di volta in volta siamo chiamati ad affrontare ci creano disorientamento. Il successo o meno della produzione di beni, uno dei fattori economici fondamentali per lo sviluppo, è intimamente e dinamicamente legato a questi mutamenti. “Produrre più innovazione” è un leit motive che si proclama da ogni parte, la panacea, così ci dicono, in grado di superare ogni difficoltà. Ogni giorno da Bruxelles partono inviti a sviluppare più innovazione. Si dimentica però che da sempre per i Paesi di più consolidata tradizione produttiva l’innovazione è una pratica consueta. Più o meno spinta, d’accordo. L’Italia nella meccanica, per esempio, è stata sempre portatrice di bandiera. Ora però l’innovazione è un valore che comincia a entrare anche nelle produzioni dei Paesi di più recente industrializzazione e per i Paesi Occidentali è impellente imprimere ulteriori accelerazioni. Purtroppo le criticità economiche di alcune aeree del mondo sono note ed è altrettanto noto che quando ci si deve misurare con limitate risorse finanziarie, le cose si complicano. Si invoca maggiore innovazione per lo sviluppo, ma chi è deputato a produrla, Centri di ricerca, Università, imprese, si trova a corto delle risorse necessarie per generarla. Il nostro Paese si trova in questa situazione ed è anche difficile rispondere alle spinte che si stanno diffondendo verso le tematiche ambientali e del contenimento del consumo energetico. La revisione di processi e prodotti richiede ingenti risorse finanziarie. E’ quindi fondamentale e irrinunciabile auspicare la pianificazione di interventi governativi che, al di là dei facili proclami, supportino concretamente tutte le attività che in qualche modo possano contribuire al nostro rilancio economico.

Le organizzazioni leggere

Quindi, alterne vicende si rincorrono da Occidente a Oriente, ma in senso assoluto la domanda di beni e servizi è in continua crescita perché cresce in ogni parte del mondo la popolazione che chiede legittimamente di accedere a migliori condizioni di vita e quindi desidera acquistare, per il proprio benessere, case, automobili, motocicli, elettrodomestici, telefonini. Un altro fenomeno di cui tenere conto è la disponibilità delle stesse tecnologie praticamente in ogni parte del mondo ed è quindi evidente che, in definitiva, è il potere di acquisto che determina le potenzialità di sviluppo di intere popolazioni e quindi di interi Paesi. E’ altrettanto evidente il potenziale propulsivo che possono avere le politiche dei vari Governi. Come sempre accade, a nuovi o imprevedibili fenomeni si assommano altri fenomeni. Infatti le turbolenze economiche, le forti competitività generate dalla globalizzazione, l’ orientamento dell’asse del mondo verso est, e, ingrediente sempre comune, appunto il diverso peso delle risorse finanziarie a disposizione, hanno inciso via via sempre più profondamente sulle organizzazioni aziendali occidentali. Alle ormai annose metodiche di assicurazione qualità di produzione, le cui normative hanno anche contribuito a mettere ordine nelle diverse divisioni aziendali, è seguita l’introduzione di metodiche organizzative e produttive “leggere” (lean), in modo da ridurre gli sprechi, creare maggiore efficienza e produttività. In parallelo la messa in campo di misure per il contenimento dei costi aziendali.

I processi produttivi

Le turbolenze economiche, in realtà, non hanno fermato lo sviluppo tecnologico, che non è mai stato così effervescente come negli anni recenti e le fabbriche si sono comunque arricchite, non soltanto di migliori metodiche organizzative, ma anche di macchinari, di elettronica, di automazione. L’ultimo quarantennio, in particolare, è stato contraddistinto dallo sviluppo di una tecnologia dirompente: l’informatica. Essa è entrata progressivamente in ogni ganglio della nostra vita sociale, economica, finanziaria. Ogni giorno di più un indispensabile, efficace strumento per una gestione tempestiva delle informazioni necessarie alla conduzione dei diversi tipi di processi nei quali siamo coinvolti fin dal primo mattino. Le organizzazioni produttive ne hanno ben compreso la potenza e hanno progressivamente introdotto l’informatica in tutte le attività aziendali: nei sistemi di gestione, nell’amministrazione, pianificazione, progettazione, produzione, controllo, collaudo. Il momento della prima introduzione è per tutte una pietra miliare. Oggi è possibile progettare e produrre con l’ausilio di sistemi Cad/ Cam, eseguire prototipi con tecnlogie R.P e R.M, pianificare processi e risorse con sistemi ERP, gestire macchine sistemi di produzione con i CNC, tenere sotto controllo 24 ore i processi di produzione in tempo reale con sofisticati sensori, visualizzare e prevenire gravi malfunzionamenti in modo da evitare fermi di produzione e/o addirittura rovinare pezzi costosi, inviare dati in continuo in ogni parte del mondo ove si trovino siti e fabbriche che concorrono alla produzione dello stesso prodotto finale. La fabbrica si è trasformata in un sistema ad architettura complessa, multidisciplinare. Un sistema, appunto per i suoi contenuti, meccatronico (meccanica+elettronica+ informatica), estremamente affascinante!

Le organizzazioni disarticolate

Intanto le sfide diventavano sempre più ardue in un contesto di complessità crescenti e di grande competizione. Questa situazione ha portato all’esplosione di un fenomeno altrettanto deflagrante dell’informatica, la disarticolazione delle organizzazioni aziendali. La disarticolazione aziendale ha profondamente mutato la configurazione del classico modello piramidale aziendale e ha generato una sorta di modello piatto, a “ragnatela”, nella quale le organizzazioni pensano, progettano, producono, acquistano, anche in luoghi molto diversificati, ovunque si rilevino opportunità tecniche ed economiche favorevoli. Le organizzazioni hanno quindi cominciato a tessere le ragnatele nel mondo per cercare le competenze migliori al prezzo migliore. Le soluzioni di disarticolazione sono le più diversificate e la scelta della configurazione determina il successo o meno del modello di business. E’ certamente comune a tutte le scelte il perseguimento di una sempre più efficiente gestione dei processi conoscitivi, decisionali e operativi. Anche perché le relazioni tenute con le competenze devono essere flessibili e devono esprimere elevate dinamiche di attivazione, secondo opportunità. Se quindi, grazie alle ragnatele, si aprono nominalmente immense possibilità per lo sviluppo di prodotti innovativi e qualitativi, si pongono anche molti possibili ostacoli.

La connettività digitale

Il mercato chiede a getto continuo prodotti nuovi, con prestazioni e contenuti innovativi. Chiede di averli in tempi rapidi e a prezzi contenuti. Anche gli “ultimi” arrivati, chiedono, almeno tendenzialmente, gli ultimi modelli. Figuriamoci le esigenze nelle produzioni di lusso. Sono poi le diverse disponibilità finanziarie che regolano le fasce di domanda. Proviamo a pensare a una organizzazione disarticolata con una logistica a “kilometro zero”. In pratica immaginiamo che le migliori competenze, l’’ideatore del prodotto, il progettista, l’industrializzatore, il produttore, il finanziatore, siano tutte concentrate nello stesso palazzo. E’ sensato prevedere che con una serie di agevoli riunioni si possano realizzare le condizioni ottimali per portare al mercato un prodotto innovativo e competitivo. Analogamente se la disarticolazione porta attività congruenti in palazzi contingui. Ma quando le competenze sono distanti centinaia o migliaia di kilometri? Quando la progettazione e produzione di un componente di automobile è effettuata in Polonia, quella di un altro componente in Asia e una terzo componente in Italia? Una tale organizzazione non sarebbe in grado di funzionare se non si disponesse di un’efficiente rete di interconnettività digitale idonea a mettere a disposizione le stesse informazioni e dati a tutti i partner definiti nelle vari parti del mondo per realizzare le diverse filiere di attività che concorrono a realizzare la filiera complessiva “dall’idea al prodotto.

La Fabbrica digitale

La chiave per fare funzionare con successo la fabbrica disarticolata è la “Fabbrica digitale”. Il suo successo è determinato dall’efficienza di due processi fondamentali: la “ragnatela di competenze” e la “connessione digitale”. Se lo scenario economico generale è complesso e le sue dinamiche coinvolgono ogni settore, dall’auto agli aerei, agli elettrodomestici, all’arredamento, alle navi, ogni attività all’interno della ragnatela di competenze deve essere configurata per rispondere tempestivamente in modo flessibile, versatile e riconfigurabile. La condizione del successo è che a ogni variazione corrisponda una veloce ed efficace riconfigurazione delle relative informazioni in modo che i team di lavoro siano in grado di rispondere all’unisono. Team già sperimentati oppure di nuova nomina. La connessione digitale gioca qui il suo ruolo fondamentale. Come sarebbe possibile realizzare, altrimenti, l’efficiente pianificazione e gestione sia dei processi aziendali svolti in localizzazioni qualsivoglia che delle relative risorse, necessarie ai fini delle migliori risultanze tecniche, qualitative e di costo? Come non comprendere che la Fabbrica digitale può essere realizzata soltanto se si imposta un sistema di gestione trasparente dei dati e delle informazioni, che comporta, a monte, l’abbattimento di tutte le barriere interfunzionali, che ancora oggi si trovano nelle aziende?

Il nuovo propulsore delle economie

La “Fabbrica digitale” rappresenta la vera svolta epocale nella produzione dei beni industriali, il propulsore tecnologico più potente delle economie moderne. Essa infatti consente di ottenere ottimizzazioni fino a oggi impensabili. La massima flessibilità, la massima integrazione, la massima intelligenza organizzativa e produttiva. Consente di accorciare le filiere di processo, di progettare e produrre beni personalizzati su larga scala, con possibilità per gli utenti finali di intervenire con proprie esigenze durante il processo di produzione. La Fabbrica digitale poggia infatti su pilastri solidi: la fabbricazione additiva, la stampa 3D, la modellazione e la simulazione digitale. Tutti potenti strumenti in grado di supportare lo sviluppo di importanti innovazioni. A questi si aggiungono strumenti digitali per supportare le organizzazioni “ragnatela” a progettare sistemi di produzione economicamente ed ecologicamente sostenibili durante l’intero ciclo di vita, fino allo smantellamento. Strumenti che abbracciano quindi tutte le attività di filiera produttiva: infrastrutture, macchine , attrezzature, processi, metodologie. Strumenti digitali che consentono di progettare l’intero ciclo di vita del prodotto. Inoltre, siti equipaggiati con robot di nuova generazione, versatili, sensorizzati e affidabili, che sono affiancati all’uomo in modo amichevole e sicuro, non soltanto per attività operative ma anche per condivisione di processi decisionali. Molto altro ancora. Della Fabbrica digitale seguiremo gli sviluppi e analizzeremo via via i diversi componenti con l’intento di dare risposte concrete tecnico organizzative alle istanze di competitività dei sistemi produttivi che si trovano ad operare in scenari complessi.