La trasformazione del consumatore da prosumer a user manufacturing e la liberalizzazione delle tecnologie progettuali e produttive permetteranno agli utenti di creare il proprio habitat con soluzioni personalizzate che agevoleranno la microeconomia
di Gianluigi Bortoluzzi
Il concetto di “Prosumer”, introdotto negli anni ’70, ha trovato effettiva applicazione nelle ultime decadi indicando, di fatto, il consumatore che contribuisce alla creazione del prodotto in maniera radicale, scoprendone nuovi usi e modificandolo anche profondamente. “User manufacturing” è forse la definizione che meglio esprime la nuova frontiera del design estesa al mondo non strettamente professionale.
Le origini del cosiddetto “fai-da-te” risalgono all’epoca pre-industriale, priva di macchinari per la produzione di massa, in cui progettazione e produzione venivano gestite dai singoli per soddisfare esigenze via via diverse. Risolvere un problema, infatti, poteva condurre alla creazione di soluzioni anche radicalmente differenti l’una dall’altra.
L’arrivo della Rivoluzione Industriale ha modificato tale scenario, in quanto i processi di ideazione e realizzazione di un prodotto, prima gestiti in autonomia, sono passati in mano alle aziende, detentrici del know how progettuale e produttivo. È nata, così, la figura del consumatore quale semplice acquirente di soluzioni standardizzate realizzate da terzi.
Anni ’90: nasce il Prosumer
Negli anni ‘90 si è diffusa la comunicazione di massa attraverso tecnologie emergenti, Internet in particolare. Un momento importante, perché da questo punto in poi il consumatore ha iniziato il suo percorso di crescita arricchendo conoscenze e aspettative. Da passivo spettatore e acquirente di ciò che gli veniva offerto, gradualmente è diventato Prosumer, cioè un consumatore con specifiche esigenze e desideri, attivo, collaborativo e realmente partecipe alla creazione di prodotti customizzati o all’estensione del loro utilizzo in altri ambiti.
La risposta delle aziende è stata immediata: cercando di adattarsi al cambiamento, ciascuna ha iniziato a disegnare beni di massa customizzabili dall’utente finale dopo l’acquisto o che in qualche modo permettessero di essere utilizzati in altri modi. È stato un grande passo per il settore della progettazione e produzione che, evidentemente, non poteva più essere lineare come in precedenza. Considerare le molteplici necessità degli utenti è stato il primo passo da compiere prima di concentrarsi nello sviluppo di un prodotto.
Autoproduttori per un mercato medio-piccolo
Ulteriori cambiamenti sono in corso: grazie all’innovazione globale e alla diffusione delle “tecnologie a portata di mano”, il consumatore è sempre più coinvolto nel design di prodotto. Non è raro, infatti, notare una crescente schiera di designer (qualificati o meno) proporre proprie soluzioni ad un mercato ristretto, spesso cercando di fare impresa: si tratta di User Manufacturers, ovvero autoproduttori, designer e aspiranti designer che progettano e producono da sé le proprie idee, presentandole poi all’attenzione di un mercato medio-piccolo. Una tendenza che, probabilmente a causa dell’attuale situazione economica instabile che minaccia piccole e medie imprese, sta contribuendo a diffondere una forte micro-imprenditorialità (soprattutto nel territorio italiano).
Il passaggio da Prosumer a User Manufacturing garantirà una continua innovazione e favorirà la sperimentazione sul campo da parte di ogni singolo individuo coinvolto in questo processo. La liberalizzazione delle tecnologie progettuali e produttive permetterà agli utenti di creare il proprio habitat con soluzioni personalizzate che agevoleranno la microeconomia. Internet, d’altronde, offre molteplici opportunità per fare rete e creare community utili a trovare informazioni, condividere opinioni, confrontare le caratteristiche di un prodotto, redigere recensioni. Il bello è proprio questo: ciascuno di noi può partecipare, co-innovare e co-produrre.