I soft skills, per formare progettisti “difference makers”

La necessità di sviluppare, anche nei settori più tipicamente tecnici, competenze di tipo “Soft” è ormai riconosciuto universamente, no solo a livello industriale ma anche nella accademia. Tuttavia, non sempre sono chiari i concetti e le strategie di implementazione dei cosiddetti “Soft Skills”. È questo il tema del presente contributo, i cui autori operano da anni nel settore.

di Edoardo Rovida e Giulio Zafferri

Introduzione: i quattro concetti chiave

  1. Le competenze (skills) possono essere distinte in due grandi categorie: Hard e Soft. Le prime sono le competenze analitiche, dimostrabili e, pertanto, incontrovertibili. Le competenze Soft, invece, sono legate al comportamento interpersonale, come, ad esempio, alla comunicazione, alla deontologia, alla responsabilità, alla leadership, alla capacità di lavoro di gruppo.
  2. Mentre nelle facoltà tecniche le competenze Hard ricevono, in generale, una solida e completa formazione, la stessa cosa non può dirsi delle competenze Soft. Queste, però, sono molto importanti: basti pensare che un tecnico quasi mai lavora da solo, ma deve interfacciarsi continuamente con colleghi e che una buona capacità di relazioni interpersonali diventa una condizione imprescindibile per una buona armonia sia nell’’ambiente di lavoro, nel rapporto con i clienti e quindi, sui risultati.
  3. Le competenze Hard si dicono essere collegate all’emisfero razionale del cervello (sinistro), mentre quello Soft all’emisfero emozionale (destro). In generale, in una persona c’è prevalenza di un aspetto Hard o di un aspetto Soft: l’equilibrio fra i due tipi di competenze (in altre parole, fra i due emisferi cerebrali) è molto raro e complesso da ottenere. Dal loro mix si sviluppa quella che viene chiamata “Fusione Intellettuale”, che rende una persona “Difference maker”.
  4. Da ciò se ne deduce facilmente  che è molto importante sviluppare in un tecnico le competenze Soft, visto e considerato che quelle Hard sono già oggetto di una significativa formazione. Ciò vale soprattutto per i progettisti (Project Engineering).

Tuttavia, non sempre i progettisti sono consci dei vantaggi derivanti dallo sviluppo e dall’impiego di tali competenze, anche perchè manca un approccio formativo sistematico al riguardo.

Nella presente memoria, gli autori, forti di una ormai consolidata esperienza, propongono un corso con l’obiettivo di avvicinare i progettisti al mondo dei Soft Skills.

Si tratta, quindi di proporre agli addetti ai lavori un’azione formativa rivolta ai progettisti nell’ambito dei Soft Skills, arrivando, così, a definire una nuova figura di progettista.

Basi dello stato dell’arte

Le esperienze degli autori

Gli autori, fin dall’inizio della loro attività di insegnamento, si sono dedicati allo studio della comunicazione tecnica, al “come” insegnare, oltre che al “cosa” insegnare: i Soft Skills possono essere considerati un’evoluzione della comunicazione tecnica.

  1.  Dopo un’indagine sullo stato dell’arte, gli autori hanno tenuto corsi all’Ordine degli Ingegneri di Milano, in particolare in preparazione all’esame di Stato (2 sessioni/anno).
  2. Un’altra azione importante è stata la partecipazione di uno degli autori al progetto Lever Up del Politecnico rivolta agli insegnati di scuole medie e superiori.
  3. Un paper presentato al congresso JCM (International Joint Conference on Mechanics, Design Engineering and Advanced Manufacturing) di Cartagena, dove ha vinto il 2° Premio come “Best Paper”, ha presentato una serie di considerazioni sull’importante ruolo che i Soft Skills svolgono sulla professione di progettista.
  4. Un libro è stato dedicato all’importante ruolo che i Soft Skills svolgono sia nella professione di ingegnere, sia nell’insegnamento di tale disciplina.
  5. Il lavoro presentato al Congresso JCM (International Joint Conference on Mechanics, Design Engineering and Advanced Manufacturing) di Ischia, partendo dalla ampiamente dimostrata importanza dei Soft Skills nelle professioni tecniche, formula alcune proposte per un corso di sensibilizzazione e di formazione su tale argomento per i tecnici, specificatamente progettisti.
  6. Un’ulteriore azione di sensibilizzazione verso i Soft Skills è avolta in ambito nazionale con paper pubblicati su Il Progettista Industriale.

In particolare, questi ultimi costituiscono una serie di considerazioni volte al conseguimento della Fusione Intellettuale. Essi, insieme al presente lavoro, costituiscono parti del progetto “Bridging” e, come le arcate di un ponte ideale, forniscono un input per traghettare le imprese dalla configurazione 1.0 (ancora propria di molte imprese), verso la 4.0 e, in una prospettiva che si approssima sempre di più, verso la 5.0 e la 6.0.

L’indagine bibliografica

Gli autori hanno poi trovato numerosi libri e link dedicati all’argomento dei Soft Skills, ma pochi sono dedicati ai Soft Skills per progettisti. Tra essi, il sito web Medium presenta i 10 Soft Skills significativi per progettisti. La presentazione inizia con la seguente affermazione “la progettazione solo raramente si riferisce solo alla progettazione”. L’affermazione costituisce il sottotitolo del titolo “10 Important Soft Skills for designers”. Essa conferma che il compito del progettista non è solo quello di progettare prodotti innovativi, ma grazie ai soft skills svolgere un ruolo importante nella costruzione delle relazioni sia coi clienti esterni, sia con quelli interni.

Esempi di Soft Skills di interesse per il progettista

La tabella 1 contiene un’esemplificazione di alcuni Soft Skills di interesse per il progettista. In essa sono contenute le seguenti informazioni:

  1. Denominazione e definizione generale;
  2. Come tali Soft Skills possono, in generale, applicarsi all’attività di progettazione;
  3. Casi specifici di mancanza di applicazione dei Soft Skills in tale attività;
  4. Come i Soft Skills migliorerebbero la situazione
Soft SkillsCome tali Soft Skills possono, in generale, applicarsi all’attività di progettazioneCasi specifici di mancanza di Soft SkillsCome i Soft Skills migliorerebbero la situazione
Flessibilità: capacità di riconoscere quando è necessario un cambiamento e di adattarsi ad essoPercepire rapidamente ogni variazione (del mercato, dell’azienda, dello studio di progettazione in cui si opera, delle esigenze dei clienti, dei comportamenti di colleghi e collaboratori) ed adeguare a ciò il proprio comportamentoUn ingegnere informatico, di grande professionalità, ma di scarsa flessibilità, chiamato a tenere un seminario di massima sul CAD dice: Ho una presentazione di 700 slide. Richiesto di ridurle, dato il target della presentazione, risponde ancora: Ho una presentazione di 700 slide. Così è stato e la presentazione si è risolta in un disastro.   Applicando la flessibilità, l’ingegnere informatico, anziché fissarsi sulle 700 slide, avrebbe dovuto chiedere quali competenze gli allievi avrebbero dovuto acquisire e, conseguentemente, anche in relazione al tempo disponibile, individuare quante e quali slide presentare.
Comunicazione: capacità di costruire il proprio comportamento    Ascoltare le esigenze del cliente, verificarne la corretta comprensione e trasmetterle ai collaboratori, durante tutte le fasi del progetto.   Collaborare con chi redige le istruzioni di uso del prodotto, in modo tale da ridurre al minimo i rischi nell’uso del prodotto stesso.   Inoltre, in ogni momento in cui si comunica qualcosa a qualcuno, individuare con precisione i requisiti (cioè le competenze) della persona a cui si comunica, quale incremento di conoscenza essa deve raggiungere    A compra una macchina costruita da B ed accusa B di non averla costruita bene, mentre è accusato da B di non saperla utilizzare: B ha costruito bene la macchina e A non è incapace di usarla, però A e B non hanno comunicato bene prima dell’acquisto  A e B avrebbero entrambi dovuto avere conoscenza delle teorie della comunicazione.  A avrebbe dovuto chiarirsi bene cosa gli serviva dalla macchina e esprimerlo in modo chiaro, completo e non ambiguo. D’altra parte, B avrebbe dovuto capire bene le esigenze di A e, se necessario, formulargli delle domande per chiarirle meglio.
Leadership: capacità di guidare un gruppo di lavoro, motivando ciascun componente verso gli obiettivi comuniSe a capo di uno studio tecnico, ispirare fiducia nei collaboratori, individuare con chiarezza gli obiettivi, definire chiaramente le procedure, individuare chiaramente i talenti di ciascuno, facendo leva su di essi per motivare ciascunoIl capo di un ufficio tecnico oggi dà una direttiva, domani, dopo magari una sfuriata, dà una direttiva esattamente contraria, perché nel frattempo ha cambiato idea e ha dimenticato quello che ha detto primaIl capo di un ufficio tecnico, se è veramente dotato di leadership, deve innanzi tutto rispettare i sottoposti e, successivamente, avere ben chiare le idee di cosa deve fare il suo team e, una volta che se le è chiarite, stabilire come raggiungere l’obiettivo.
PianificazioneOrganizzare il lavoro proprio e degli altri con l’obiettivo di realizzare risultati rapidi e efficientiUn progettista inizia un lavoro, ma, dopo poco, passa ad un lavoro diverso, pensando che sia più urgente. Così, saltando da un lavoro ad un altro, senza una capacità di pianificazione, spreca tempo e risorse e ritarda il raggiungimento del risultato volutoMatrice di Eisenhower Classifica le cose da fare in base a urgenza e importanza:   Importanti e urgenti: le più critiche, sono delicate e c’è poco tempo per organizzarle.   Importanti e non urgenti: le più interessanti, infatti c’è tempo per studiarle. Si deve progettare una macchina senza un limite stringente di tempo.   Non importanti e urgenti: si possono delegare. Occorre organizzare la fornitura di materiale di cancelleria per l’ufficio progettazione.   Non importanti e non urgenti: le faremo. Bisognerà prima o poi imbiancare i locali dell’ufficio progettazione.  
Tab. 1 Soft Skills nell’attività di progettista

Proposta di azione formativa

Introduzione

Ogni azione formativa e, in generale, ogni comunicazione, può essere intesa come “passaggio” da uno stato inziale (Prerequisiti) ad uno stato finale (Obiettivi).

Nel caso specifico si assume:

  1. Prerequisiti: competenze tecniche, particolarmente progettuali, buone o ottime e poche, o nulle, competenze sui Soft Skills.
  2. Obiettivi: sensibilizzazione sui Soft Skills e introduzione ad applicarli nell’attività professionale personale, in modo da avviarsi a diventare progettisti che “fanno la differenza”.

Configurazione del corso

La Fusione Intellettuale, equilibrio tra Hard e Soft, come è detto nel paragrafo 1, è un requisito fondamentale alla base del progetto “B.O.B.Y”, acronimo che significa “bring out the best of yourself”. Tale progetto è alla base del corso qui proposto. Si osservi come il criterio di portare alla luce il meglio che c’è in noi stessi, coincida molto bene con la maieutica socratica.

Ciò premesso, il corso proposto si basa sui passi seguenti:

  1. Test iniziale. Esso è costituito dai due:
    • a.1) Test dei 2 emisferi, volto ad individuare quale dei due emisferi, se quello razionale o quello emozionale sia prevalente sul soggetto. In altre parole, si tratta di valutare se il soggetto sia prevalentemente Hard o Soft.
    • a.2) Personal Branding, test gestito da un algoritmo sviluppato dalla collaborazione con lo Studio Esedra, volto ad individuare quale sia il comportamento del soggetto in relazione ai Soft Skills trattati nel corso.
  2. La “filosofia” dei Soft Skills: questo passo ha l’obiettivo di avviare i partecipanti, quasi tutti digiuni di Soft Skills, anche se li applicano istintivamente (come verrà indicato dal test al punto a.2), a “respirare” l’atmosfera dei Soft Skills stessi, avviandoli a ragionare in tali termini. Ciò potrà avvenire applicando il progetto “Aristocrazia del Talento”, già presentato dagli autori in altri ambiti.
    Le figure 1 e 2 mostrano, a titolo di esempio, due slide tratte da tale progetto.
  3. I Soft Skills nella progettazione industriale: a questo punto, i partecipanti, dopo avere acquisito i principi teorici dei Soft Skills, vengono guidati ad applicarli nella pratica progettuale. Ciò avverrà con la presentazione, adeguatamente spiegata e commentata dei contenuti di cui la Tabella 1 costituisce un esempio. Attraverso tale passo, i partecipanti saranno avviati a riflettere come, analizzando situazioni tecniche specifiche (tratte dall’esperienza professionale di uno degli autori), l’applicazione dei Soft Skills avrebbe potuto fornire un contributo migliorativo a tali situazioni.
  4. Workshop: i partecipanti, a questo punto, potranno esser pronti ad analizzare una loro esperienza professionale e a immaginare come avrebbe potuto cambiare applicando gli appropriati Soft Skills
  5. Discussione collegiale degli elaborati: raccogliendo osservazioni e commenti e condividendo i contenuti di ciascun elaborato
  6. Test finale: ripetizione del test iniziale e autovalutazione di ciascun partecipante

Proposta di azioni di sensibilizzazione

I Soft Skills sono ancora non sempre adeguatamente conosciuti. A questo scopo, il corso proposto potrebbe essere preceduto da azioni di sensibilizzazione, per una durata complessiva di circa 2 ore. In Tabella 2 sono illustrati i contenuti di un seminario oraganizzato a tal fine.

ArgomentiTempo
1Presentazione corso: definizione di Soft Skills e qualche semplice esempio tratto dalla vita quotidiana e uno o due esempi semplici tratti dalla vita professionale15’
2Aristocrazia del talento: “portare” i partecipanti nell’”atmosfera Soft” e fargliela “respirare”45’
3I Soft Skills nelle professioni tecniche: individuare qualche Soft Skills tra i principali, fornirne esempi generali e presentare situazioni tecniche, mostrando come avrebbero potuto migliorare applicando i Soft Skills (°).40’
4Domande e risposte20’
 TOTALE120’
Tab. 2 Proposta di seminario di sensibilizzazione della durata di 4 ore

Conclusioni

Gli autori ritengono che le considerazioni qui esposte possano costituire un utile spunto di riflessione per quanti siano interessati, a vario titolo, alla professione progettuale. Essi, applicando i Soft Skills, possono completare armonicamente la loro professionalità arrivando a divenire “difference makers” rispetto ai colleghi che hanno una preparazione esclusivamente Hard. Gli autori sono a disposizione per scambi di idee con chiunque ne avesse interesse e sono pronti a mettere a disposizione la loro esperienza.

La bibliografia completa del presente articolo è disponibile scrivendo alla redazione emanuela.bianchi@tecnichenuove.com

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