L’utilizzo di memristori nelle architetture di calcolo automatico è il primo passo verso
una nuova generazione di computer a elevata potenza. L’idea di usarli come componenti
di memoria di segnali analogici per elaborare dati in modo massiccio è il frutto di una
collaborazione tra l’Università di Parma e alcuni centri di ricerca russi.
Simili ai resistori, i memristori sono dispositivi capaci di tenere memoria della corrente
che passa al loro interno, e quindi del proprio stato precedente, anche in assenza di
corrente elettrica. I memristori funzionano in modo simile alle sinapsi del cervello, per
questo l’architettura ottimale per collegarli è quella della rete neurale artificiale, una rete
cioè che imita l’insieme delle connessioni dei neuroni del cervello.
Costruire memristori, però, non è così semplice: il team ha utilizzato un materiale plastico
conduttore, la polianilina, in soluzione con elettrodi di cromo e un substrato vetroso per
ottenere singoli memristori millimetrici dalle prestazioni soddisfacenti. I ricercatori hanno
poi assemblato i memristori in una rete neurale che ha eseguito alcune operazioni logiche
di base. Un primo passo per superare i limiti delle architetture basate sull’elettronica.
Condividi
Articoli correlati

MECSPE Bari: ponte tra scuole, formazione e imprese
MECSPE torna per la terza volta a Bari dal 27 al 29 novembre 2025 alla Fiera del Levante con un programma pensato per valorizzare i talenti del futuro, tra cui la Piazza della Formazione 5.0, creata con la Fondazione ITS

Progettazione di componenti flessibili per il trasferimento di potenza
Nell’ambito dell’ingegneria meccanica, elementi flessibili come cinghie, funi e catene trovano ampio impiego nei sistemi di trasporto e nella trasmissione di potenza su distanze relativamente lunghe. Tali componenti sono soggetti a fenomeni di usura per cui risulta fondamentale adottare un

Spot di Boston Dynamics: un quadrupede robotico all’avanguardia
Dal design alla programmazione, tutto quello che c’è da sapere su Spot. di Carla Devecchi L’era dell’automazione industriale ha subito notevoli trasformazioni nel corso degli ultimi decenni. Dai primi robot industriali utilizzati per compiti ripetitivi nelle catene di montaggio, all’avvento

Una nuova metodologia per le prove di fatica per i metalli additivi
La caratterizzazione meccanica dei materiali è una fase di studio e analisi importantissima, soprattutto quando ci si muove nell’ambito dell’Additive Manufacturing. di Enrica Riva, Università di Parma La sfida della fatica nei materiali additivi Negli ultimi anni, la fabbricazione additiva