Corsi e ricorsi

Più di cinquant’anni fa la vicenda del Comet cambiò il corso della storia dell’aviazione civile.

Il Comet, progettato costruito in Inghilterra dopo la seconda guerra mondiale, è stato il primo aereo civile con propulsione a reazione a entrare in servizio e a solcare i cieli del mondo. Era un condensato d’innovazione, non solo per quanto riguarda i motori. Tale novità, infatti, aveva portato con sé una ridefinizione del concetto stesso di aeromobile per uso civile.

Ad esempio, la possibilità di volare a quote molto maggiori aveva indotto a pressurizzarlo, in modo da ripristinare condizioni di vita accettabili. Insomma, un grande salto in avanti.

Tuttavia, il Comet ben presto cominciò ad essere vittima di sistematici incidenti: dapprima furono incolpate le condizioni metereologiche durante un decollo poi altre cause che  non coinvolgevano la concezione stessa dell’aereo e la sua realizzazione, ma ben presto la serie di sciagure costrinse alla messa a terra dell’aeroplano e a dare il via a una serie d’indagini per capire il perché dei problemi evidenziati. Sappiamo come andò a finire, la realizzazione di prove in scala 1:1 in vasca simulanti i cicli di pressurizzazione interna permise di mettere in luce il fatto che era la fatica il problema di cui soffriva il Comet. La fatica che, a causa della configurazione delle aperture, non arrotondate (come accade, non a caso, oggigiorno) ma praticamente  a spigolo vivo, che favoriva, dopo diversi cicli di carico, la nucleazione di una cricca di fatica e la sua propagazione fino a dimensioni tali da causare il cedimento strutturale.

Il problema fu corretto, ma a trarre vantaggio dagli insegnamenti del caso non fu il costruttore del Comet, la cui reputazione era ormai compromessa, ma i concorrenti americani, che mantennero una posizione dominante e quasi di monopolio nel settore per decenni.

Il recente caso del dreamliner, il Boeing 787, vittima di malfunzionamenti sistematici negli ultimi mesi, ricorda, anche se in maniera meno drammatica, fortunatamente, la dinamica el Comet. Ricco di innovazione, dai materiali ai dettagli costruttivi (pur se proprio errori di progettazione di base ne avevano determinato ritardi nello sviluppo, l’A787  è stato protagonista di incidenti alle batterie al litio che hanno portato all’interdizione al volo dei 50 Dreamliner in circolazione nel mondo. In particolare lo scorso gennaio a Boston un aereo è rimasto ancorato al suolo a causa di una perdita di carburante mentre in Giappone un altro 787 è stato costretto a un atterraggio di emergenza a Takamatsu, dopo che gli strumenti di bordo avevano rilevato problemi alle batterie al litio.

Fortunatamente nessun problema per i passeggeri, ma ingenti perdite da parte della compagnia e un danno d’immagine non indifferente. A valle di tali problemi, l’Airbus, diretta concorrente di Boeing ha recentemente deciso di non utilizzare batterie al litio per il suo aeroplano di nuova concezione, l’A350, e di passare all’utilizzo di batterie al cadmio. Quello che emerge da questa storia è, ancora una volta, il fatto che lo sviluppo di soluzioni davvero nuove comporta sempre dei rischi non sempre preventivabili e dovuti a cause molte volte nascoste, difficili da preventivare e che neanche il rispetto delle norme può assicurare di evitare. Ciò impone di accompagnare l’innovazione con lo sviluppo di sistemi di controllo e di sicurezza in grado di evitare situazioni di pericolo. Che siano gli europei, questa volta, ad avvantaggiarsi del fatto di non essere primi?

Più di cinquant’anni fa la vicenda del Comet cambiò il corso della storia dell’aviazione civile.

Il Comet, progettato costruito in Inghilterra dopo la seconda guerra mondiale, è stato il primo aereo civile con propulsione a reazione a entrare in servizio e a solcare i cieli del mondo. Era un condensato d’innovazione, non solo per quanto riguarda i motori. Tale novità, infatti, aveva portato con sé una ridefinizione del concetto stesso di aeromobile per uso civile.

Ad esempio, la possibilità di volare a quote molto maggiori aveva indotto a pressurizzarlo, in modo da ripristinare condizioni di vita accettabili. Insomma, un grande salto in avanti.

Tuttavia, il Comet ben presto cominciò ad essere vittima di sistematici incidenti: dapprima furono incolpate le condizioni metereologiche durante un decollo poi altre cause che  non coinvolgevano la concezione stessa dell’aereo e la sua realizzazione, ma ben presto la serie di sciagure costrinse alla messa a terra dell’aeroplano e a dare il via a una serie d’indagini per capire il perché dei problemi evidenziati. Sappiamo come andò a finire, la realizzazione di prove in scala 1:1 in vasca simulanti i cicli di pressurizzazione interna permise di mettere in luce il fatto che era la fatica il problema di cui soffriva il Comet. La fatica che, a causa della configurazione delle aperture, non arrotondate (come accade, non a caso, oggigiorno) ma praticamente  a spigolo vivo, che favoriva, dopo diversi cicli di carico, la nucleazione di una cricca di fatica e la sua propagazione fino a dimensioni tali da causare il cedimento strutturale.

Il problema fu corretto, ma a trarre vantaggio dagli insegnamenti del caso non fu il costruttore del Comet, la cui reputazione era ormai compromessa, ma i concorrenti americani, che mantennero una posizione dominante e quasi di monopolio nel settore per decenni.

Il recente caso del dreamliner, il Boeing 787, vittima di malfunzionamenti sistematici negli ultimi mesi, ricorda, anche se in maniera meno drammatica, fortunatamente, la dinamica el Comet. Ricco di innovazione, dai materiali ai dettagli costruttivi (pur se proprio errori di progettazione di base ne avevano determinato ritardi nello sviluppo, l’A787  è stato protagonista di incidenti alle batterie al litio che hanno portato all’interdizione al volo dei 50 Dreamliner in circolazione nel mondo. In particolare lo scorso gennaio a Boston un aereo è rimasto ancorato al suolo a causa di una perdita di carburante mentre in Giappone un altro 787 è stato costretto a un atterraggio di emergenza a Takamatsu, dopo che gli strumenti di bordo avevano rilevato problemi alle batterie al litio.

Fortunatamente nessun problema per i passeggeri, ma ingenti perdite da parte della compagnia e un danno d’immagine non indifferente. A valle di tali problemi, l’Airbus, diretta concorrente di Boeing ha recentemente deciso di non utilizzare batterie al litio per il suo aeroplano di nuova concezione, l’A350, e di passare all’utilizzo di batterie al cadmio. Quello che emerge da questa storia è, ancora una volta, il fatto che lo sviluppo di soluzioni davvero nuove comporta sempre dei rischi non sempre preventivabili e dovuti a cause molte volte nascoste, difficili da preventivare e che neanche il rispetto delle norme può assicurare di evitare. Ciò impone di accompagnare l’innovazione con lo sviluppo di sistemi di controllo e di sicurezza in grado di evitare situazioni di pericolo.

Che siano gli europei, questa volta, ad avvantaggiarsi del fatto di non essere primi?