L’idrogeno come risposta alla decarbonizzazione

Idrogeno
La filiera dell’idrogeno può essere la risposta alla decarbonizzazione, ma secondo Anima Confindustria va sostenuta con investimenti strutturali.

La filiera dell’idrogeno può essere la risposta alla decarbonizzazione, ma va sostenuta con investimenti strutturali. Anima e Confindustria hanno organizzato a Roma due giornate dedicate al mercato dell’idrogeno, per approfondire prospettive e criticità con l’analisi dei modelli di business basati su casi reali.

Il vettore energetico idrogeno rappresenta uno strumento fondamentale nella strada per la decarbonizzazione, e l’Italia può diventare un hub fondamentale nella creazione di questo nuovo mercato. Ma, affinché gli obiettivi al 2030 posti dall’Unione europea siano effettivamente raggiungibili dalle imprese italiane, è fondamentale riconoscere che c’è un gap da colmare con un piano di investimenti strutturali. Attorno a questo tema e all’analisi delle possibili soluzioni si sviluppa l’evento “Modelli di business per l’utilizzo dell’H2 e lo sviluppo della filiera in Italia” organizzato da Anima e Confindustria a Roma il 5 e 6 giugno. Due giornate interamente dedicate all’idrogeno attraverso lo studio dei modelli di business basati su casi reali delle aziende italiane.

La meccanica per la filiera dell’idrogeno

«Sappiamo come oggi sia impellente la necessità di ripensare al nostro modo di produrre e di utilizzare le risorse» è il commento del presidente di Anima Confindustria, Marco Nocivelli. «Ce lo impongono le sfide dettate dall’emergenza climatica, a cui si somma la necessità di ridiscutere i modelli di approvvigionamento energetico anche nell’ottica di muoversi verso una maggiore indipendenza energetica messa in luce dal conflitto russo-ucraino.

In questo scenario, l’industria meccanica rappresenta uno dei comparti più significativi per contribuire al fondamentale processo di decarbonizzazione, sia in qualità di produttore di tecnologie, sia come utilizzatore di risorse energetiche. L’Europa ha espresso chiaramente l’urgenza di operare la transizione sostenibile ponendo gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e al 2050, e in questo processo l’idrogeno può giocare un ruolo fondamentale, soprattutto a livello energetico. L’Italia è un paese all’avanguardia in termini di innovazione tecnologica, e ha la possibilità di rivestire un ruolo primario diventando un hub fondamentale nella creazione di questa nuova filiera».

Transizione economicamente sostenibile per l’industria

Continua il presidente Nocivelli «C’è però un aspetto chiave che emerge dai tavoli di lavoro: per fare sì che l’industria possa davvero realizzare gli obiettivi di decarbonizzazione entro i tempi dettati dall’Unione europea, occorre che la transizione sia anche economicamente sostenibile per l’industria, e questo non può prescindere da un sostegno adeguato alle imprese. La creazione di un nuovo mercato, come quello dell’idrogeno, non può autosostenersi; per accelerare il processo occorre elaborare e attuare delle politiche industriali ad hoc, con un piano di investimenti strutturato».

La strategia nazionale dell’idrogeno

Questo è uno degli aspetti discussi alle tavole rotonde del convegno di Roma, con i contributi di esponenti del mondo politico e istituzionale. Tra i relatori, oltre alle voci di Anima Confindustria, intervengono Assotermica, Confindustria, Confindustria Ceramica, ANFIA, Federchimica, Assovetro, H2IT, Proxigas, UNEM. Contribuisce anche il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, oltre ai rappresentanti di realtà come Edison Next, Enel Green Power, Eni, INRETE Distribuzione Energia, Italgas, Saras, Snam e Toyota Material Handling Italia. Oltre all’analisi della strategia nazionale per l’idrogeno, gli interventi si sviluppano verticalmente analizzando prospettive e casi reali delle macro aree di applicazione: industriale (combustione/calore di processo), feedstock, trasporti e logistica e settore residenziale.

 

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