Dottor Zagatti, qual è l’impatto reale del cloud sulle imprese italiane e sui progettisti?
È una tecnologia che per certi versi paragonerei a quelle degli iPad o iPhone nel senso che racchiude al suo interno un’enorme complessità ma è resa accessibile in modo intuitivo agli utenti. È una piattaforma aperta alla libertà del mondo mobile e alle crescenti esigenze dello storage grazie anche all’ubiquità d’accesso che garantisce e in grado ora di ospitare dati, applicazioni, forme di collaborazione con possibilità di calcolo infinite e di ri-progettazione di interi sistemi. Per quel che concerne i progettisti industriali credo che possano beneficiare dell’immediato vantaggio di trovare su una nuvola applicazioni innovative e molto specifiche senza l’onere dei costi di licenza, il che peraltro rappresenta un plus per imprese di qualsiasi tipo e dimensione. Poi c’è l’aspetto di una spinta all’innovazione tecnologica in ambiti come il Product lifecycle management o Plm – per il quale Autodesk ha sviluppato Autodesk Plm 360 – in cui i leitmotiv possono essere l’apertura e il dialogo con filiali, uffici e collaboratori o clienti in ogni parte del mondo. E per chi ha alle spalle una storicità fatta di Unix e Mainframe e una struttura tradizionale il beneficio del cloud è la sua adattabilità.
Il modello riesce quindi a garantire continuità rispetto agli ambienti preesistenti?
Il cloud non è un mondo esclusivo: piattaforme tradizionali di progettazioni come quelle Cad risiedono su desktop e questo fa sì che i servizi debbano essere pensati per entrambi gli ambienti. Alcuni clienti si dotano di cloud solo in relazione ad alcuni particolari reparti e per ragioni di calcolo con applicazioni in locale e calcoli su cloud, talora con approcci di tipo sperimentale, visto che la nuvola ha ancora molti aspetti di novità benché già discussa da tempo. I provider oggi offrono maggiori capacità di calcolo; e il resto vien fatto dagli sviluppatori come Autodesk. Esistono soluzioni ibride e cioè funzionanti su Pc come in passato; ma lanciate per ragioni di calcolo anche su cloud. Il risultato è che i tempi si riducono, in modo tanto più evidente quanto più i processi possono essere svolti in parallelo. La diminuzione dei tempi è calcolata sulla scala delle macchine più veloci; ma il cloud distribuisce più calcoli su varie Cpu al tempo di un calcolo solo.
Il fenomeno della nuvola si adatta sia alle grandi sia alle piccole imprese e agli studi tecnici?
È un fenomeno trasversale, colpisce tutti e in percentuale soprattutto le Pmi. Perché le grandi società, da 1.000 utenti e oltre, portano sulla nuvola solo una parte di essi; laddove chi conta pochi utenti può trasferirveli tutti. Così per la nostra azienda la risposta del mercato è stata molto interessante. La soluzione di disegno 2D ha raggiunto in breve 10 milioni di utenti. Nel primo mese abbiamo offerto la possibilità sperimentale di calcolo su cloud e abbiamo contato sino a 10 mila calcoli. Il vantaggio rispetto ad altre tecnologie è infatti proprio nella quantità di persone che si possono raggiungere. In Italia possiamo dire che si stia cominciando solo adesso, superata qualche resistenza iniziale. C’è scetticismo, ma lo stesso sentimento era prevalente anche agli albori del mobile. Oggi nell’ambito della simulazione si osserva già uno scavalcamento del cloud a danno dei sistemi tradizionali. Vale per tutti, piccoli e grandi, anche se l’attenzione dei piccoli è spesso guidata da ragioni di costo. Anche per i piccolissimi studi, in virtù delle soluzioni di tipo pay per use senza investimento iniziale il cloud rappresenta un vantaggio enorme. Per molte applicazioni come la stessa Autodesk Fusion 360 si prevede soltanto di volta in volta il pagamento di un fee.
Questi benefici si trasferiscono anche agli ambiti della simulazione e del rendering?
Senz’altro. Per alcune applicazioni sono previsti dei cloud credit, sorta di gettoni virtuali rinnovabili senza licenze e questo si sposa bene per la simulazione, col pagamento di un gettone per ogni analisi. Rendering e mock up godono a loro volta di aperture sul mondo cloud da parte di chi ha licenze tradizionali. Un’operazione di rendering può essere lanciata su cloud e in locale viene poi salvato solo il risultato finale. È un modello collaborativo per configurare le applicazioni in modo molto più leggero che non in ambiti tradizionali e distribuirle e aggiornarle su centinaia di utenti.