Emilia-Romagna sempre più aerospaziale

Emilia-Romagna - ISS
Università ed enti di ricerca dell'Emilia-Romagna sempre più attivi nell'aerospaziale: cinque progetti di ricerca per ISS provengono dalla regione italiana.

Università ed enti di ricerca dell’Emilia-Romagna sempre più attivi nell’aerospaziale: cinque  su otto progetti nazionali finanziati dal bando “Ricerche e dimostrazioni tecnologiche sulla Stazione spaziale internazionale (Iss) – Vus3: Iss4exploration” arrivano dalla regione italiana.

La filiera aerospaziale dell’Emilia-Romagna sta andando decisamente bene. Non ci sono nell’area le grandi protagoniste italiane dello spazio, ma un tessuto formato da una settantina di piccole e medie aziende che operano nell’aerospaziale e soprattutto l’intensa attività di istituzioni, centri di ricerca e università. Ne è testimonianza tra l’altro la nascita l’anno scorso del Forum strategico per la promozione della filiera regionale dell’aerospazio, organismo per la sinergia del comparto con università, tecnopoli e centri di ricerca del territorio.

Il bando dell’Agenzia Spaziale Italiana

I risultati cominciano ad arrivare e non è un caso che su otto dei progetti finanziati da questo bando dell’Agenzia Spaziale Italiana, relativo a progetti per la Stazione spaziale internazionale (ISS), cinque provengono da università e centri di ricerca situati in Emilia-Romagna.

I progetti emiliani per l’aerospaziale

I progetti finanziati sono particolarmente interessanti. Citiamo Aphrodite dell’Università di Bologna, un sistema lab-on-chip, compatto e versatile, per eseguire analisi di fluidi biologici a bordo delle missioni spaziali con equipaggio.

Questo progetto punta a dimostrare le potenzialità di questa tecnologia a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, coinvolgendo l’equipaggio per il controllo delle alterazioni della funzionalità del sistema immunitario attraverso l’analisi di biomarcatori salivari).

Di assoluto rilievo anche Iris proposto da INFN-TTlab, che prevede la realizzazione a terra e l’utilizzo in orbita di innovativi rivelatori di radiazione ionizzante. Indossabili e ultraleggeri, questi rivelatori sono in grado di trasmettere in tempo reale la dose di radiazione ricevuta personalmente da ogni membro dell’equipaggio impegnato in missioni spaziali: saranno costituiti da film sottili (nano-micrometrici) di nuovi materiali funzionali (semiconduttori organici e perovskiti) depositati da soluzione mediante processi di stampa.

Interessante anche Drain brain 2.0 dell’Università di Ferrara, che ha l’obiettivo di sviluppare un collare con sensori in grado di rilevare i segnali circolatori degli astronauti.

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