Beamit capofila nel programma per il 3D nell’aerospaziale

Beamit capofila nel programma dell’hub europeo per il 3D nell’aerospaziale: ai nastri di partenza l’importante progetto che la vede nel ruolo di leader per la FIAM – Filiera Italiana dell’Additive Manufacturing. Il valore globale del progetto è 8,5 milioni di euro, ed è stato appena approvato un finanziamento di 2,2 milioni di euro dal Ministero per lo sviluppo Economico e dalle Regioni coinvolte.

Componenti per l’aerospaziale prodotti da Beamit.

Verranno prodotti presso lo stabilimento di Parma di Beamit i materiali hi-tech in 3D per un progetto che vede la collaborazione con Fondazione E. Amaldi, Avio-Gruppo Space Holding, Rina Consulting Centro sviluppo materiali e Mimete-Fomas Group, con l’obiettivo di sviluppare in 3 anni un materiale con caratteristiche specifiche per il settore aerospaziale. Si tratta della realizzazione di camere di combustione mediante stampa 3D, per ottenere un componente più leggero e performante da utilizzare nei motori per applicazioni spaziali. “È un progetto da 8,5 milioni di euro che abbiamo presentato tre anni fa e che non poteva partire senza il sostegno di partner pubblici – afferma Gabriele Rizzi Head of Research & Development del Gruppo BEAMIT – e direi che la notizia ci trova pronti a partire da subito senza indugi”.

La notizia del via libera a finanziamento è arrivata pochi giorni fa e ha coinvolto il Ministero per lo Sviluppo Economico insieme alle Regioni Emilia-Romagna, Lazio e Lombardia. “L’Aerospaziale è tra i settori più esigenti al mondo per quanto riguarda gli standard qualitativi di metodologie, processi e prodotti, su cui ci siamo focalizzati negli ultimi anni: quando lo standard è applicabile all’Aerospace, all’Aeronautica militare e a quella civile, diventa più rapido declinarlo per gli altri settori in cui operiamo, da quello energetico (turbine) al motorsport, dal biomedicale all’automotive” – spiega Rizzi. BEAMIT giunge a questo importante punto di partenza dopo aver lavorato alla sua preparazione per oltre 3 anni. Con l’approvazione di questo importante finanziamento pubblico, 2,2 milioni di Euro, il progetto FIAM – Filiera Italiana per l’Additive Manufacturing prende finalmente il via.

Programmi di innovazione

Girante per il settore aeospaziale.

“Abbiamo una lunga esperienza nei programmi di innovazione, ne cito solo alcuni: Horizon2020, il programma Eurostars e il General Support Technology Programme (GSTP) dell’Esa, l’Agenzia aerospaziale europea, e siamo fornitori strategici dell’ASI Agenzia Aerospaziale Italiana – continua Rizzi – “Dedichiamo alla ricerca circa il 10% del fatturato ogni anno, 1,8 milioni solo nel 2020 tra risorse umane, tecnologie, applicazioni e abbiamo in corso ben sette progetti di tesi con cinque diverse università tra Parma, Modena e Reggio, il Politecnico di Milano, quello di Torino e l’Università di Cassino”. La filiera aerospaziale italiana è certamente tra i settori con il potenziale più alto di sviluppo per i prossimi anni e dalle ricadute importanti in diversi ambiti. I processi produttivi non possono più prescindere dalla digitalizzazione diffusa con l’impiego delle stampanti 3D.

filiera
Attualità

MECSPE Bari | Aerospazio, filiera in crescita tra sfide e opportunità

Puglia motore dell’aerospazio italiano: filiera in crescita e alta specializzazione. Giuseppe Acierno, Presidente del DTA (Distretto Tecnologico Aerospaziale della Puglia): «L’Italia ha capacità spaziali complete, la Puglia vale oltre il 10% del comparto nazionale». Si avvicina sempre più la terza

Design thinking

Colmare il divario tra l’innovazione e l’ingresso sul mercato

Le imprese hanno bisogno di innovazione all’avanguardia e le start-up hanno bisogno di accesso, risorse e fattori di scala, che solo le grandi aziende possono offrire; entrambi gli ecosistemi vogliono trovarsi, ma non è sempre facile. di Andrea Bondi Amazon

Additive manufacturing

Motori elettrospray: Il futuro della propulsione satellitare

Ideali per la propulsione di piccoli satelliti, i motori elettrospray sono dispositivi leggeri che potrebbero essere prodotti a bordo di un veicolo spaziale e costare molto meno dei propulsori tradizionali. di Carla Devecchi Nel panorama attuale dell’esplorazione spaziale, la miniaturizzazione