Il futuro dell’automotive

Nel settore dell’automotive, negli ultimi mesi stiamo assistendo ad un fenomeno di convergenza tecnologica senza precedenti, che promette cambiamenti epocali sul nostro attuale modo di concepire la mobilità privata. I continui progressi tecnologici nell’ambito della mobilità elettrica, nelle cosiddette “platform companies” – come Uber e Lyft, che forniscono servizi di trasporto personalizzati “on demand” – e, soprattutto, nella guida autonoma sono le premesse per una “tempesta perfetta”, in grado di avere un effetto dirompente su tutta la catena del valore. I primi segnali sono abbastanza chiari: si assiste già ora ad un nuovo fenomeno sociale, per cui l’auto, che fino a ieri era considerata uno dei principali staus symbol, non è più tale, ma è semplicemente un mezzo per spostarsi.

Secondo un’indagine Nielsen condotta su un campione di oltre 29.000 individui in 58 Paesi, per il 71% è importante poter utilizzare un’automobile anche non di proprietà. Per molti giovani non è più importante possedere un’automobile, perché essa è solo vista come un mezzo – comodo – per ottenere l’obiettivo di spostarsi da un luogo ad un altro. Se ci pensiamo bene, già questa sarebbe di per sé una rivoluzione epocale, ma non è che solo l’inizio. Si potrebbe infatti ritenere che, data questa premessa, si aprano orizzonti più che rosei per le società di noleggio. Sbagliato. Secondo le più recenti teorie, le società di noleggio siche”, cioè che si intestano la proprietà di un veicolo e che lo affittano per periodi di tempo limitati, sono destinate a scomparire, perché la domanda del mercato sta evolvendo molto rapidamente in una direzione differente. I fatturati del settore, in costante calo, sembrerebbero dare corpo a tale ipotesi.

L’evoluzione della specie, se così si può dire, è rappresentata dalle nuove platform companies, come Uber o Lyft, che offrono servizi personalizzati quasi in tempo reale e, soprattutto, on demand. È abbastanza evidente che, se in futuro posso scegliere tra il trovarmi una vettura a disposizione che mi viene a prendere dove mi trovo e dove ne ho bisogno, quando ne ho bisogno e che mi porta dove mi occorre – senza preoccupazioni di sorta – oppure, se devo prendermi cura di andare a recuperare un veicolo in un posto e poi doverlo anche restituire, magari in un altro, perdendo tempo prezioso, non c’è storia! Se a tutto ciò cominciamo anche ad immaginarci che il veicolo che ci viene a prendere è a guida autonoma e magari elettrico, ecco che si aprono scenari inesplorati. Anzitutto comincerebbe a non essere più necessario possedere un’autorimessa per il proprio veicolo. Centri storici come per esempio la città alta di Bergamo, nella quale è praticamente impossibile costruire nuove autorimesse, risolverebbero di colpo innumerevoli problemi.

Non sarebbero poi più necessari nemmeno gli stalli di parcheggio pubblico a bordo strada, a tutto vantaggio della mobilità dei veicoli e delle persone, poiché non è più necessaria la sosta dei veicoli stessi, rendendo possibile la creazione anche di piste ciclabili pressoché ovunque. Con la convergenza della guida autonoma e delle platform companies, si avrà infatti un sistema di pay-per-use-on-demand e di car sharing molto evoluto, con il quale sarà possibile prenotare la fermata di un veicolo di passaggio in quel momento, in tempo reale. La guida autonoma di veicoli elettrici, consentirebbe inoltre di mandare da sole in ricarica le auto nelle charging station, oppure all’assistenza in caso di necessità…

Il processo di cambiamento, tuttavia, non si limita a questo ma sta andando ben oltre. Gli investimenti di General Motors di oltre 2 miliardi di dollari nella guida autonoma, al di là della cifra enorme, possono sembrare abbastanza normali e, tutto sommato, pertinenti alla “mission” aziendale. Quando però giganti dell’informatica del calibro di Google e di Apple cominciano ad investire pesantemente nel settore, si capisce che qualcosa sta per cambiare e che niente sarà più lo stesso. Lo stesso recente accordo tra Google e Fiat Chrysler Automotive, ne è la prova. Stiamo per assistere ad una convergenza di società differenti per dimensione, ambito di mercati e di value proposition senza precedenti.

L’aspetto più eccitante di tale convergenza è che essa si porterà dietro diverse rivoluzioni nella rivoluzione stessa dell’automotive, garantendo un cambiamento davvero epocale. Anzitutto ci sarà la rivoluzione portata dall’adozione di modelli di internet differenti: quelli delle platform companies, quelli del mobile internet e quelli tradizionalmente più “statici” dell’automotive. La diffusione delle tecnologie informatiche ha già modificato profondamente la struttura organizzativa delle aziende: il cambiamento della struttura dei costi, l’eliminazione dell’importanza della distanza geografica, il crollo di molte barriere all’entrata, l’accresciuta elasticità della domanda al prezzo…

Tutto questo ha già stravolto i business model tradizionali, ma è destinato a mutare nuovamente, in funzione di un nuovo modello di business che dovrà essere in qualche maniera la combinazione dei precedenti. In secondo luogo, ci sarà un passo decisivo nella rivoluzione dell’intelligenza artificiale introdotta con la guida autonoma dei veicoli. Nel corso dello scorso giugno, un esperimento di intelligenza artificiale ha superato per la terza volta il test di Turing, quello che determina se il comportamento di una macchina intelligente è indistinguibile da quello umano.

Dopo il computer “pensante” sviluppato a San Pietroburgo capace di comportarsi come un ragazzino di 13 anni, un’intelligenza artificiale aveva superato “l’esame scritto” con la produzione di un testo che avrebbe potuto essere prodotto da un umano, e ora un’altra ha superato l’esame orale, rendendo “sonoro” un video muto. Questo tipo di esperimenti rappresentano molto più di una curiosità: l’utilizzo di algoritmi simili in futuro potrebbe aiutare le macchine a comprendere meglio le proprietà degli oggetti per interagire in maniera sempre più efficace con l’ambiente.

Ultimo, ma non per importanza, la gestione delle flotte dei veicoli, che si avvarrà di tutti i paradigmi dei Big Data, del Cloud Computing e, perché no, dello Swarm Sensing per gestire l’enorme complessità del sistema. Inutile dire che l’insieme di tutto questo porterà ad una completa e totale discontinuità con il passato. I tempi sono ormai quasi maturi e, viste le cifre da capogiro che vengono investite da colossi come Audi, General Motor, FCA, Google, Apple, Tesla Motors, Volvo, BMW, Ford, Mercedes, Toyota, giusto per citare i primi che mi vengono in mente, c’è da attendersi che questo futuro non sia poi così lontano.