Automobili a guida autonoma: le case automobilistiche giocano a carte scoperte

A partire dal Salone dell’Auto di Vancouver del 2015 le case costruttrici del calibro di Audi, Mercedes, BMW, Volvo, Nissan, GM e Tesla hanno iniziato a giocare a carte scoperte, e grazie all’attività di ricerca e sviluppo realizzata anche da concorrenti al di fuori del mercato automotive sembra davvero che le auto a guida autonoma faranno il loro debutto sulle strade prima di quanto potessimo immaginare, al massimo entro cinque anni.

A questa imminente rivoluzione della mobilità, portata dall’introduzione delle auto senza conducente, si legano alcuni interrogativi cruciali. Di chi sarà, ad esempio, la responsabilità in caso di incidente? In base a quali criteri etici i costruttori definiranno gli algoritmi che gestiscono il mezzo davanti a situazioni complesse? Come avverrà, di fatto, l’interazione su strada tra veicoli “driverless” e mezzi tradizionali? Allora, con la quarta rivoluzione industriale, ovvero Industry 4.0, l’homo non è più “sapiens”? Per carità, lo è ancora, eccome! Industry 4.0 sottolinea l’espressione rivoluzionaria dell’”homo digitalis”, ma nobilita la preziosità delle risorse umane. Come dire: le auto intelligenti autonome non devono essere intelligenti solo nelle cose, ma anche e soprattutto nelle persone, tant’è che l’homo sapiens avrà ancora più spazio per esprimersi in un’era digitale destinata a incrementare i livelli di automazione anche nell’industria automobilistica.

Cambiano competenze e abilità ricercate in una sorta di automotive 5.0, ma diventeranno ancora più importanti il pensiero critico e la creatività, specialmente se vorrai affidare la tua auto a un pilota automatico, sederti e rilassarti. Sembra un’utopia? Niente affatto, presto la tua auto senza conducente sarà in grado di sterzare, accelerare e frenare da sola, portandoti a destinazione in tutta sicurezza ed efficienza; e ciò perché le auto automatiche non hanno giornate no, non si ammalano, rimangono concentrate. È molto più probabile che la guida autonoma riduca gli incidenti piuttosto che li faccia aumentare.

Certo, occorre riscrivere le leggi, ridefinire la responsabilità civile con le auto a guida autonoma, perché le leggi devono adattarsi alla vita e la vita cambia. Industry 4.0, insieme a quella che ci piace battezzare automotive 5.0 ragguagliano, erudiscono, spiegano, mettono al corrente, identificano il proprio operato nei vari contesti applicativi, garantiscono la qualità e quant’altro. Niente retorica, ma trasparenza, chiarezza, sicurezza, precisione, dettagli, concretezza, materialità; niente luoghi comuni. Insomma, l’integrazione tra la tecnologia digitale e il mondo dell’automobile si fa sempre più stretta.

Test su strada in Giappone

Il Giappone rappresenta il terzo Paese, dopo Germania e Stati Uniti, scelto da Bosch per condurre i propri test sulla guida autonoma. «La guida a sinistra fa sì che il Giappone offra importanti spunti per lo sviluppo. – dichiara Dirk Hoheisel, membro del Consiglio di amministrazione di Robert Bosch GmbH. – Sono circa 2.500 gli ingegneri Bosch impegnati in tutto il mondo nello sviluppo dei sistemi di assistenza alla guida e di guida autonoma». Obiettivo alquanto ambizioso: sviluppo del pilota automatico, che consentirà la guida senzaconducente in autostrada e su strade a scorrimento veloce a partire dal 2020.

Così com’è avvenuto in Germania e negli Stati Uniti, anche il team che opera in Giappone sta conducendo dei test con prototipi di auto a guida autonoma su strade pubbliche. I test drive sono condotti sulle tangenziali di Tohoku e Tomei nelle prefetture di Tochigi e Kanagawa, e nei due centri prova Bosch di Shiobara e Memanbetsu. Chissà, forse nel 2.200 i “cyborg” controlleranno tutto, le emozioni saranno gestite da organi sintetici, cammineremo in una città plasmata dalla tecnologia, la parola solitudine non avrà più senso, se per solitudine intendiamo non avere elementi con cui dialogare. Ognuno avrà un proiettore olografico, potenti software permetteranno di materializzare davanti al venditore un automobilista apparentemente reale. Insomma, il futuro non è più come una volta. Viviamo in un’epoca in cui tutto sembra non avere limiti, in cui tutto pare essere sotto controllo. Avanti, dunque, siamo entrati nel 2017, ogni inizio è una speranza e una nuova carica, le nostre entità olografiche non sono programmate per avere paura, infiliamo la tuta sensoriale, torniamo a essere umani e lasciamoci trasportare dalle nostre automobili.

L’avanzamento delle attività di sviluppo in Giappone si avvale dei vantaggi e delle scoperte di colleghi tedeschi e americani impegnati in questo progetto sin dal 2011. Dal 2013 Bosch utilizza prototipi sulla A81 in Germania e sulla Interstate 280 negli Stati Uniti. «I nostri ingegneri hanno percorso più di 10.000 chilometri di test drive senza registrare incidenti. – continua Dirk Hoheisel. – I prototipi Bosch accelerano, frenano ed effettuano sorpassi se necessario e decidono da soli se occorre attivare l’indicatore di direzione per cambiare corsia a seconda del traffico». Alla base di tutto ci sono i sensori, che forniscono un quadro dettagliato di ciò che circonda il veicolo. In aggiunta a questo, TomTom, partner di Bosch, fornisce mappe ad elevata risoluzione. Un computer utilizza queste informazioni per analizzare e prevedere il comportamento degli altri utenti della strada, e sulla base di ciò, prende decisioni sulla strategia di guida.

Le condizioni giuridiche

Affinché la guida autonoma senza conducente diventi realtà, e non solo disponibile sui prototipi, occorre che ci siano le condizioni legali che lo consentano. Si tratta, infatti, di uno dei punti dell’agenda politica dei tre Paesi in cui si stanno conducendo i test e cioè Germania, Stati Uniti e Giappone. Secondo la Bosch, ci sono segnali di un cambiamento imminente nella sezione della Convenzione di Vienna relativa al Traffico Stradale, che hanno già ottenuto l’approvazione da parte della Germania.

Tali emendamenti sono entrati in vigore il 23 aprile 2016 e gli stati membri dovranno poi tradurli in leggi nazionali. Ciò consentirebbe la guida autonoma a condizione che il guidatore sia in grado, in qualsiasi momento, di disattivarla. Nell’ambito della legislazione sulla registrazione dei veicoli, un gruppo di lavoro informale dell’UNECE (la Commissione economica europea delle Nazioni Unite) intende proporre delle modifiche al Regolamento R.79, poiché quest’ultimo consente l’intervento di sterzatura automatica esclusivamente entro il limite di 10 km/h.

Allo stato attuale dei fatti, è necessario condurre diversi milioni di chilometri di test drive con pilota su autostrada prima di poter ottenere il consenso alla produzione. Bosch sta lavorando a nuovi approcci. C’è tutta una “grammatica” nuova da inventarsi; simbologie, interazioni, posizioni, colori, forme, suoni, il tutto studiato in modo da non disorientare le persone, cercando di mantenerle in un ambiente familiare, esattamente come quando entriamo per la prima volta in un’auto nuova: anche se non conosciamo quel particolare modello, siamo perfettamente in grado di trovare i comandi e guidarla senza difficoltà.

Sensoristica a tutto campo

Nello sviluppo della guida autonoma, Bosch, dispone di tutte le tecnologie che occorrono. Con questo s’intendono non solo sistemi di propulsione e trasmissione, freni e sterzo, ma anche sensori, sistemi di navigazione e soluzioni di connettività interne ed esterne alla vettura. «Bosch sviluppa tutto, dai singoli componenti all’intero sistema – spiega Hoheisel. – I sensori Bosch sono molto richiesti dal mercato: l’anno scorso, l’azienda ha raggiunto il record di vendite di oltre 50 milioni di sensori ambientali per sistemi di assistenza alla guida. Nel 2014 erano raddoppiate le vendite dei sensori radar e video e il 2015 ha seguito la stessa tendenza; nel 2016 è stato raggiunto il traguardo di produzione di 10 milioni di sensori radar (77 GHz)». L’auto diventa un assistente personale; l’auto del futuro farà tutto da sola. E chi sarà nell’abitacolo avrà sempre più tempo a disposizione. Tanto tempo perché tecnologia o no il traffico non ce lo leva nessuno.

Questa rivoluzione è la definitiva rivincita dell’elettronica sul resto della macchina, il fornitore che diventa brand, il microchip che si prende la rivincita sul pistone. Qui a nessuno importa quale motore ci sia sotto il cofano, ma solo come l’elettronica renda le macchine “diverse”. Ed ecco come.

1 – Riconoscimento del volto e personalizzazione intelligente

La Driver Monitor Camera rende possibile il riconoscimento veloce del volto e la personalizzazione dal momento in cui il guidatore sale in auto. Per esempio, l’auto senza conducente imposta il volante, gli specchi, la temperatura interna e la stazione radio a seconda delle preferenze personali del guidatore. Durante la guida, il rilevamento della sonnolenza del guidatore aiuta ad aumentare la sicurezza.

2 – Controllo dei gesti con Ultra Haptics

La concept car comprende anche il primo sistema di controllo dei gesti con feedback aptico. Sviluppata con Ultra Haptics, una start-up di Bristol nel Regno Unito, questa tecnologia utilizza sensori a ultrasuoni che percepiscono se la mano del guidatore è nella posizione corretta e poi fornisce un feedback al gesto che si compie.

3 – Feedback aptico con neoSense

Grazie al touchscreen con feedback tattile, i pulsanti che appaiono sul touchscreen vengono percepiti come tasti reali; in molti casi, ciò permette di utilizzare il sistema di infotainment senza doverlo guardare. Questa tecnologia è stata premiata con un CES Innovation Award nel 2016 e da allora ha fatto grandi passi avanti verso la produzione in serie.

4 – Un display cristallino grazie a OLED

Con il concept vehicle, i display OLED (diodo organico a emissione di luce) sono stati integrati nella plancia dell’auto per la prima volta. Ciò consente di avere un display cristallino.

Specchietti esterni digitali, ora anche nell’auto: Il Mirror Cam System è una soluzione basata su una videocamera, che sostituisce entrambi gli specchietti esterni. I sensori video possono essere integrati all’interno del veicolo e le immagini vengono visualizzate su dei display vicino ai montanti sui lati destro e sinistro. Inoltre, la tecnologia digitale consente di avere una visualizzazione specifica a seconda del contesto.

5 – Comunicazione tra l’auto e il guidatore

In futuro, l’interfaccia uomo-macchina (HMI) ricoprirà un ruolo sempre più importante in auto, specialmente quando si tratta di guida autonoma. Per esempio, permetterà al guidatore di sapere se è possibile attivare il pilota automatico su una strada specifica. Per passare all’auto la responsabilità della guida, il guidatore deve quindi premere due pulsanti sul volante per alcuni secondi.

6 – Comunicazione tra l’auto e la casa

Con la guida autonoma, i guidatori hanno a disposizione un numero maggiore di funzioni di infotainment tramite il display centrale del veicolo rispetto a quando stanno guidando personalmente. Grazie alla connessione internet, i conducenti possono rivedere gli appuntamenti vicini o programmare le spese da fare. La app Smart Home di Bosch consente inoltre ai guidatori di muovere le tende di casa, dare un’occhiata a cosa sta succedendo intorno o controllare se c’è abbastanza cibo in frigo. Semplicemente toccando un tasto, la app può trasmettere la lista della spesa al servizio di consegna a casa.

Conclusione

La concept car Bosch è dunque un modello senza componenti meccanici ed è formata da un insieme di dispositivi futuribili. Quanto agli specchietti retrovisori, sono sostituiti da due telecamere, le cui immagini – con inquadratura variabile a seconda del contesto – vengono visualizzate su display vicino ai montanti sui lati destro e sinistro dell’auto. In questo modello la guida automatica ha un ruolo fondamentale, a partire dall’interfaccia uomo-macchina (HMI). A ciò si aggiungono i sistemi e le app per comunicare con la propria casa, per “vedere” i ciclisti nel traffico anche quando sono nascosti da altri mezzi e pagare alcuni servizi via Paypal senza scendere dall’auto.

Bosch anticipa un concept autonomo sviluppato appositamente per il CES 2017, dotata di comandi gestuali con feedback aptico (in grado, cioè, di restituire una sensazione tattile anche senza un vero contatto con gli oggetti) e di una tecnologia biometrica per il riconoscimento del conducente: di fatto, una show car che descrive le nuove frontiere dell’industria automotive, sempre più all’insegna dell’hi-tech. Insomma, il futuro “automotive 5.0” è dietro l’angolo.

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